Silvio Berlusconi, uomo libero e liberale, che ha fatto la storia degli ultimi 40 anni di questo Paese

Un dio o un demone; un genio o un burlone; un politico lungimirante o un uomo mai sazio di potere; un imprenditore illuminato o una figura al centro di chissà quali loschi affari. Silvio Berlusconi è stato tutto questo e forse molto di più. Un uomo che di sicuro ha diviso l’Italia come pochi altri ma che è stato attore protagonista di un trentennio tanto da dare vita con la sua discesa in campo ad una nuova fase politica, la Seconda Repubblica.

Se c’è una cosa che lega tutte le mille vite di Silvio Berlusconi è di sicuro la passione. È questa che lo guida, giovane rampante, a creare dal nulla un’azienda come Mediaset, comprendendo prima degli altri (e meglio di molti altri) la forza della televisione privata e commerciale in un mondo dove nessuno prima di lui osava sfidare il monopolio della Rai. In azienda è sempre stato Padre a volte anche padrone ma rispettoso come pochi suoi pari dei dipendenti che, soprattutto agli esordi, conosceva uno per uno.

Che l’editoria fosse un pallino lo dimostra anche la battaglia per la conquista di Mondadori, strappata dalle mani del rivale di sempre, De Benedetti, a colpi di centinaia di milioni con una battaglia legale durata un decennio.

È sempre la passione, questa volta per la maglia rossonera, che lo porta a diventare proprietario e presidente del Milan che con lui dopo anni bui il club diventa il più titolato al mondo. È lui agli inizi tra lo scetticismo generale ad affidare la squadra ad un allenatore semi sconosciuto, Arrigo Sacchi, che inventerà un nuovo modello di calcio. È però sempre Berlusconi a capire che sono i grandi giocatori (e uomini) a portare alla vittoria. E di questi si circonda fino al declino finanziario, agli anni difficili della sua presidenza fino alla cessione ad un imprenditore cinese, tra mille domande ancora oggi senza risposta.

C’è poi la passione, o forse in questo caso proprio l’amore, per il suo paese dietro la scelta di entrare in politica. “L’Italia è il paese che amo…”, comincia così il discorso di fondazione di Forza Italia, un partito capace in pochi mesi di arrivare al trionfo elettorale, contro ogni logica ed ogni previsione. Più volte Presidente del Consiglio, ma tante volte anche abbandonato dai suoi alleati. Dato per finito politicamente parlando, ma in grado di risorgere mettendosi in gioco, in prima persona. Con un solo limite: non aver mai trovato un delfino, qualcuno a cui lasciare il testimone del suo lavoro. Un po’ per i limiti di chi lo circondava un po’ perché forse Berlusconi il ruolo di leader non l’ha mai voluto lasciare per davvero.

Sembrerà strano ma è sempre per passione, per la sua voglia di libertà e liberismo, che combatte come un leone nelle decine e decine di battaglie giudiziarie che lo trasportano da un tribunale all’altro. Innegabile che la sua discesa in campo lo trasformi in un bersaglio per le procure di diverse città d’Italia. Subisce processi ed accuse di ogni tipo fino alla condanna definitiva per evasione fiscale. Che però non lo elimina dalla vita imprenditoriale e politica.

Innegabile anche la passione per la compagnia, le feste e le belle donne. Certe sue notti e le “cene eleganti” oltre ad essere oggetto di un processo sono state occasione per conoscere, grazie a numerose intercettazioni, il dietro le quinte di una persona che se tanto ha faticato e lavorato altrettanto ha voluto anche godersi la vita. Imperdibili le sue barzellette, le canzoni (con o senza Apicella), i momenti di svago.

Altrettanto forte il legame con la sua famiglia, soprattutto verso la madre, vera figura centrale della sua vita. Ma anche per i figli, avuti da mogli poi madri diverse (Berlusconi si è sposato due volte e, dopo Veronica Lario ha avuto un paio di giovani compagne).

Una vita piena, troppo piena per la stragrande maggioranza degli esseri umani normali, non per lui, instancabile, uomo che dormiva (davvero) poche ore al giorno, che chiamava assistenti e uomini fidati ad ogni ora del giorno e della notte. Uomo che pretendeva il massimo da se stesso, in primis, ma anche da chi voleva e doveva stargli accanto.

L’unica cosa che davvero lo ha ferito è l’odio che gli avversari politici e una parte del paese aveva nei suoi confronti. Non l’ha mai capito, non l’ha mai accettato.

All’orizzonte oggi non si vede un altro Berlusconi. Già questo ci racconta molto della sua grandezza.

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