domenica, 24 Novembre 2024
Simona Izzo: «Svegliati amore mio, il successo e le polemiche»
Apparentemente è solo la storia di una mamma coraggio che si batte contro l’inquinamento prodotto da un’acciaieria, invece Svegliati amore mio, la serie di Canale 5 con Sabrina Ferilli, scritta e diretta da Simona Izzo e Ricky Tognazzi ha innescato un dibatto acceso, cresciuto sui social con il classico «effetto valanga» fino a un’inattesa reazione di Arcelor Mittal. Alla vigilia della terza e ultima puntata, in onda mercoledì 7 aprile, è arrivata infatti la notizia che alcuni operai dell’Ilva di Taranto sono stati sospesi per aver condiviso su un gruppo Facebook un post con cui invitavano a seguire la fiction. «Siamo rimasti a bocca aperta e senza parole per questa situazione ma era giusto raccontare una storia che desse voce all’Italia che soffre», spiega la Izzo a Panorama.it.
Simona, che idea vi siete fatti della sanzione agli operai, che entro domani dovranno giustificarsi? Secondo l’azienda, avrebbero denigrato lo stabilimento in cui lavorano.
«Non avremmo mai immaginato che si arrivasse a tanto. Secondo me è una cosa incredibile e anche offensiva: non è possibile che non ci sia libertà di visione. Cioè, non puoi impedirmi di scrivere una cosa – per altro in un gruppo privato su un social privato – o di invitare a guardare una serie».
Per altro non c’è alcun riferimento diretto all’Ilva di Taranto in Svegliati amore mio.
«Innanzitutto è ambientato vent’anni fa e poi è ambientato in un luogo inventato. Dentro ci sono tutte le voci di un’Italia che soffre, soprattutto quella del sud: nel nostro paese ci sono 42 acciaierie e simbolicamente le raccontiamo tutte. Non è un caso che stiamo ricevendo decine di lettere non solo da Taranto ma anche da Piombino e Gela».
Avevate il sentore che questa serie avrebbe potuto innescare un dibattito forte?
«Già alla vigilia della messa in onda abbiano notato sui social un certo fermento e diverse associazioni aveva cominciato a contattarci, in particolare quelle di Taranto. È giusto che una serie tv faccia parlare, inneschi un confronto su un tema così importante. La cosa più triste è il silenzio della politica».
Sabrina Ferilli ha fatto sapere che sarete vicini a questi operai, supportandoli in eventuali spese legali.
«Confermo che sarà così. Intanto diversi comitati ci hanno chiesto di essere al loro fianco il 12 maggio, quando è attesa una sentenza molto importante sulla riconversione a gas degli impianti. Questa gente chiede solo di poter lavorare in sicurezza. Lo dice anche Ettore Bassi in Svegliati amore mio: “Un uomo senza lavoro che cos’è?”».
Non c’è un riferimento preciso a un’azienda mentre le vicende narrate sono drammaticamente vere. Com’è nato Svegliati amore mio?
«Sa quante gente ci ha scritto: “Ma quei tramonti rosa sono veri?”. Sì, sono drammaticamente veri per via delle polveri prodotte dagli altiforni, così come sono vere le pozzanghere rosseggianti in cui giocano i bambini. Cercavamo una storia reale e ci siamo imbattuti in un tema poco raccontato: sa che non ci sono film, a parte Acciaio, che raccontano questo? Sì, ci sono diversi documentari molto ben fatti ma l’impatto che però può avere una fiction con un volto popolare è molto più forte».
#SvegliatiAmoreMio stasera ultimo appuntamento su #Canale5 ❤️
Nanà e tutte le mamme d’acciaio per lottare insieme… https://t.co/SIDk1TBuOs— Fiction Mediaset (@Fiction Mediaset)1617786523.0
Come vi siete documentati per costruire la sceneggiatura?
«Siamo stati affiancati dall’associazione Sole e Terra e dai medici dell’ospedale di Padova che curano i bambini colpiti da leucemia e linfomi. E poi ancora da altre onlus che fanno assistenza sul territorio e da diversi operai che lavorano all’interno di alcune acciaierie e che ci hanno chiesto di restare anonimi».
Qual è l’episodio che uno di questi uomini le ha raccontato che le è rimasto impresso?
«Un evento drammatico. Ci hanno raccontato che un colatore perse l’equilibrio e cadde nella colata. Ovviamente di lui non trovarono più nulla e per tutti divenne “l’uomo d’accaio”. Dentro la bara non c’era nulla di lui se non un pezzo di ghisa di 85 chili».
Torniamo alla serie. Qual è il segreto del successo di Svegliati amore mio?
«È l’aver innestato una storia con la esse minuscola – quella di uno scontro interno a una famiglia, con una mamma che si batte contro l’inquinamento prodotto dall’azienda siderurgica dove lavora il marito colatore – sulla storia con la esse maiuscola. Il conflitto tra lavoro e famiglia è potente, così come la battaglia di queste madri per difendere i loro figli e la comunità».
Ve li aspettavate i buoni ascolti visto che la fiction Mediaset soffre parecchio?
«In parte, perché sapevamo che Sabrina è molto amata e perché la storia è potente. Anzi, le dirò che secondo me questa è una serie da servizio pubblico, una di quelle che avrebbe dovuto fare la Rai».
Ricky Tognazzi e Simona Izzo sul set di Svegliati amore mio Ufficio Stampa
L’avevate proposta a Rai Fiction?
«No, mai, perché la velocità di reazione di Mediaset è stata immediata: capita spesso di dover aspettare anche due o tre anni per un sì, poi magari nel frattempo ti rubano l’idea. Mediaset invece non solo ci ha risposto subito ma ci ha fatto realizzare il film senza censure e in piena libertà. I vertici non si sono posti problemi, hanno capito che era una bella storia e l’hanno voluta fare. Oltre ai buoni ascolti e agli ottimi numeri in streaming, c’è poi un risultato morale per una rete commerciale che – ripeto – realizza un progetto da servizio pubblico».
Svegliati amore mio è il secondo capitolo di una trilogia che lega lei e Ricky Tognazzi a Sabrina Ferilli. Il terzo film su cosa sarà?
«Cerchiamo una storia paradigmatica su un tema di attualità. Non sarà sul femminicidio in senso stretto ma su una donna che teme di denunciare. Non bastano le linee di aiuto, le associazioni e gli avvocati: purtroppo le donne italiane non si sentono protette dalle istituzioni».
Dopo il successo de La vita promessa non avete più lavorato con la Rai: perché?
«Abbiamo aspettano per realizzare la terza serie ma Luisa Ranieri era impegnata con la lavorazione di Lolita Lobosco e ci siamo buttati su altro. Un autore spesso ha bisogno di risposte più rapide. Comunque non è escluso che ci lavoreremo in futuro. Io ancora non ho ancora conosciuto Maria Pia Ammirati, la nuova direttrice di Rai Fiction».
Invece con Tinny Andreatta vi siete viste da quando è passata a Netflix?
«Sì. Con lei c’è un rapporto di grande stima. Penso che lei non sia solo un’ottima dirigente ma anche una brava sceneggiatrice. I suoi suggerimenti sono sempre stati perfetti. Chissà, magari qualcosa succederà».
Intanto ha già in mente un’altra sceneggiatura?
«Sì, nel cassetto ho la storia di un uomo delle istituzioni, un poliziotto, che diventa una donna e non perde il lavoro. Mi piacerebbe raccontare la diversità di genere uscendo dai cliché».