Simona Ventura, a Venezia con docu su Bergamo e la speranza

(ANSA) – ROMA, 28 LUG – “Essere scelti per una mostra cosi
blasonata rappresenta un sogno che si realizza: è la
dimostrazione di un grande lavoro di squadra fatto in tempi
record, un motivo di orgoglio. Ho scelto di fare la mia prima
regia perché avevo voglia di raccontare il mio punto di vista su
un fatto che ha segnato profondamente le nostre vite”. Alla
Mostra del Cinema di Venezia sarà nelle proiezioni speciali ‘Le
7 giornate di Bergamo’, il docufilm diretto da Simona Ventura
dedicato alla costruzione in tempi record dell’ospedale alla
Fiera di Bergamo per combattere il Covid grazie alla forza di
volontà di un gruppo di individui che uniti hanno realizzato
qualcosa di grandioso, salvando 700 persone. L’ennesima
trasformazione di una professionista che non ha mai avuto paura
di lanciarsi in mondi apparentemente lontanissimi da lei. Un
momento di ritrovata grazia per ‘Supersimo’: dopo il battesimo
veneziano sarà al timone, a partire da settembre, del nuovo
programma domenicale di Rai2 – andrà in onda dalle 11 alle 13 –
con l’amica Paola Perego, Citofonare Rai2: “Partirà a fine
settembre la domenica: mica pensavate davvero che mi fossi
ritirata”, ironizza la conduttrice.
    Tornando a ‘Le 7 giornate di Bergamo’, di cosa parla e come è
nato questo progetto? “Quando facevo la giornalista sportiva –
risponde Simona Ventura – tanti anni fa mi montavo sempre i
pezzi da sola Confesso, ho sempre amato il racconto per immagini
più che attraverso le parole. Il docufilm la costruzione
dell’ospedale in appena 7 giorni, sulla spinta dell’immane
forza, volontà e disperazione di un gruppo di Alpini guidati da
Sergio Rizzini e coadiuvati da artigiani, imprenditori e tifosi
dell’Atalanta. “Persone, se ci pensiamo, incredibili, e
diversissime tra di loro, ma unite. Perché il messaggio è
questo: se ci uniamo, nulla può fermarci. Importante, oggi più
che mai, proprio adesso che guardiamo alla ripartenza, alla
speranza, dobbiamo essere uniti, non divisi perché abbiamo dato,
abbiamo pianto, siamo stati in ginocchio, abbiamo perso, è
arrivato il momento di guardare in avanti”. Un documentario che,
Ventura tiene a sottolineare, non sarebbe riuscita a realizzare “senza l’appoggio di Luigi e Ambrogio Crespi, di Giacomo
Pellegrinelli”. (ANSA).
   

Leggi su ansa.it