Sky TG24, Ferzan Ozpetek protagonista di “Stories”

È Ferzan Ozpetek il protagonista
della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai
principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del
vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di
Francesco Venuto, il regista, sceneggiatore e scrittore si
racconta in “Ferzan Ozpetek – Vite condivise”. In onda lunedì 23
dicembre alle 21:00 su Sky TG24, sabato 28 dicembre alle 12:30
su Sky Arte e sempre disponibile On Demand. Nelle sale in questi giorni con la sua ultima opera, ‘Diamanti’: “La storia parla di 18 donne in una sartoria che è
diretta da due sorelle. Parla dell’importanza del dettaglio,
della luce e della nostra vita”. Un film che vanta un cast quasi
tutto al femminile: “Sì, è un omaggio alle donne, io le chiamo ‘diamanti’ perché affrontano tante cose nella vita e nel lavoro
e per come ne escono fuori. Ho amato moltissimo le mie attrici,
come in tutti i miei film, e sono stato ricambiato. È importante
perché quando ti innamori vuoi sempre il meglio per loro e mi ha
permesso di aprirmi completamente. Sul set abbiamo pianto, ma
anche riso insieme”. E poi i racconti, l’infanzia, alcuni dei
suoi più grandi successi come ‘Il bagno turco’, ‘Le fate
ignoranti’, ‘Mine vaganti’, ‘La dea fortuna, le molteplici
passioni del regista e l’amore per il compagno Simone.
    La storia di Ferzan Ozpetek parte dalla sua infanzia, a
Istanbul: “Casa mia di Istanbul era sempre piena di gente, piena
di persone, mi ricordo infatti che si preparava sempre un tavolo
in cucina, un tavolo nel salone e un tavolo sulla terrazza.
    Ricordo che mia madre diceva che a tavola non occorreva litigare
o discutere ma bisognava condividere il cibo in un modo
armonioso, con allegria, questa è stata tutta la mia infanzia.
    Sono cresciuto molto in mezzo alle donne, tutte le amiche di mia
madre, queste zie, donne che poi ho messo nei miei film, ho
avuto quindi la fortuna di avere la ricchezza, la creatività
delle donne intorno a me”. Agli esordi della sua carriera c’è ‘Il bagno turco’, film del 1997 con cui Ozpetek debutta
cinematograficamente: “Abbiamo aspettato parecchi mesi prima che
uscisse perché nessuno lo voleva, era un film abbastanza
particolare, parlato in due lingue e c’era il bacio tra due
uomini che all’epoca era quasi tabù; poi il film è stato
selezionato al Festival di Cannes e mi ha aperto le porte del
mondo, nel senso che è stato un successone per me che poi ha
influenzato anche la mia cinematografia successiva”. Poi, nel
2001, ‘Le fate ignoranti’ porta sul grande schermo una
rappresentazione dell’amore e dell’omosessualità che va oltre il
senso di scandalo suscitato nel 1997 da ‘Il bagno turco’ e dal
suo celebre bacio tra due uomini. Con questa pellicola, Ozpetek
si spinge oltre, raccontando con coraggio e sensibilità temi
che, all’epoca, raramente venivano trattati in modo così aperto
e profondo.: “Un critico americano mi disse ‘lei è stato in
anticipo sui tempi’, nel senso che gli americani non erano
pronti per ‘Il bagno turco’ o per ‘Le fate ignoranti’. Io però
ho fatto sempre quello che sentivo di fare, ovviamente la mia
grande fortuna è stata anche avere successo tra il pubblico,
addirittura si è parlato un cambiamento culturale, il
cambiamento dello sguardo verso un mondo, queste sono cose molto
importanti. Io penso semplicemente che uomini e donne vadano
giudicati dalla cintola in su, per la testa e per il cuore che
hanno”. Proseguendo con i successi del regista, ‘Mine vaganti’: “Questo è un film che mi ha reso tanto noto anche all’estero,
nel mondo. Ha creato qualcosa per cui se incontro gente
sull’aereo mi dicono di averlo visto venti volte di seguito. È
un film su cui avevo anche molti dubbi se farlo o meno. Poi
invece ho deciso, ci siamo messi a lavorare con Ivan Cotroneo,
con gli attori, ripetendo e cambiando le scene”. Ozpetek ha
sperimentato diversi linguaggi, tra cui quello teatrale: “Ho
fatto il teatro, ‘Mina Vagante’ a teatro ha funzionato molto
bene, mettere in scena un film è abbastanza difficile, ma anche
molto divertente. Ho fatto anche un mio spettacolo che si chiama ‘Ferzaneide'”. Tra le tante attività l’artista si è dedicato
anche all’opera e ha realizzato un’installazione alla Biennale
di Venezia, ‘Venetika’: “Io non sono mai fermo su una cosa, le
forme cambiano ma il racconto c’è sempre”. Nel 2019 esce ‘La dea
fortuna’, questo lavoro nasce da un suo fatto personale: “Quando
mio fratello è morto mia cognata ci ha chiamato dicendoci ‘se
succede qualcosa a me dovete occuparvi voi dei miei figli’. A me
questa cosa ha spaventato molto, anche perché io non ho mai
voluto figli. Da questa idea è nata quindi ‘La dea fortuna'” ha
raccontato. “Subisco molto l’influenza delle persone che non ci
sono più, però baso la mia vita sulla condivisione. Da un piatto
che ho mangiato, un film o un quadro che ho visto, e cerco di
raccontarlo anche nei film. A volte penso spesso a chi non c’è
più nella mia vita, sia quando succedono cose belle, sia quando
succedono cose brutte. Convivo sempre con visibili e
invisibili”. Nel corso dell’intervista traspare più volte
l’affetto e l’ammirazione che Ferzan Ozpetek nutre verso il
compagno Simone: “Lui è una persona meravigliosa, lui è una
delle persone più buone, più corrette, più coraggiose, insomma è
il mio tutto, addirittura ho scritto un romanzo, ‘Sei la mia
vita’ per lui”.
   

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