Sotto scorta il pm dell’inchiesta sulle curve criminali 

Sono indagini “delicate”, perché riguardano anche famiglie di spessore della criminalità organizzata, quelle sulle curve di San Siro, che hanno portato una settimana fa a 19 arresti.

Per questo, su richiesta del procuratore di Milano Marcello Viola, la prefettura ha disposto una scorta di quarto livello, con due militari della Gdf e una macchina per almeno sei mesi, per il pm della Dda Paolo Storari, titolare del fascicolo assieme alla collega Sara Ombra, già sotto scorta da tempo per altre inchieste.

Viene attivata, dunque, una tutela proprio mentre dalle carte depositate emerge sempre di più “il peso specifico” dei clan della ‘ndrangheta, di cui Luca Lucci, capo ultrà milanista ora in carcere, diceva: “sono la mia famiglia”.

La “figura” di Lucci, tra l’altro, amico e intercettato spesso in dialoghi con Fedez, come risulta dagli atti nell’inchiesta di Polizia e Gdf, era stata presa come esempio anche da Marco Ferdico, il capo ultrà nerazzurro. Quest’ultimo con l’appoggio di Antonio Bellocco e della sua cosca riunì, a suon di “intimidazioni” e nel nome degli affari, tutti i gruppi sotto l’unica sigla “curva Nord”. E Ferdico, intercettato, parlava del “modello Milan”, ossia della Sud che era arrivata per prima a quella “unificazione”.

Lucci, detto “il toro”, come scrivono i pm, sarebbe riuscito anche ad assumere “un ruolo di primo piano” nei confronti della tifoseria nerazzurra, tanto che lo scorso anno arrivò a “sindacare e porre il proprio veto sulla presenza di alcuni personaggi a lui invisi nella curva dell’Inter”, tra cui Francesco Intagliata, pure lui tra gli arrestati e che venne “convocato” per un incontro “chiarificatore” proprio dal leader della Sud. Nella curva milanista, stando alle indagini, le cosche erano entrate ben prima. Se in quella interista ci fu l’ingresso di Bellocco a fine del 2022, “il contraltare nelle retrovie della curva Sud” era rappresentato dalla presenza di “personaggi” legati ai Papalia, ma pure a “figure di origine palermitane”. E così un “pregiudicato come Intagliata”, ammonito da Lucci, doveva ragionare in questo modo: “Non mi posso mettere contro questi qua, dai!”.

Sarebbe stato, tra l’altro, secondo i pm, proprio il “peso” dei clan calabresi nella Sud ad assicurare “una convivenza assolutamente pacifica” tra le due tifoserie in nome degli affari, una “saldatura concreta” e “in grado di filtrare le pretese di chiunque”. In questo contesto di infiltrazioni criminali, si legge ancora, l’omicidio dello storico capo curva interista Vittorio Boiocchi, dell’autunno 2022 e ancora irrisolto, così come il tentato omicidio del 2019 dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli, rappresentano “soltanto i fatti di sangue più cruenti ed attuali”, che portano a galla quegli “interessi illeciti” di “entrambe le tifoserie”, tra cui il racket nella gestione dei parcheggi e dell’indotto attorno allo stadio Meazza.

Tifoserie che, comunque, annotano gli inquirenti, sono state “tutte coinvolte” anche in “significativi traffici di droga”. Intanto, la Digos di Firenze ieri ha trovato coltelli, sfollagente e aste su due pullman di tifosi provenienti da Milano per la partita Fiorentina-Milan. Accertamenti di cui sarà informata la stessa Procura di Milano, mentre per Cristian Ferrario, difeso dall’avvocato Mirko Perlino e uno dei 19 arrestati, ritenuto prestanome dell’altro leader ultrà nerazzurro Andrea Beretta e dello stesso Bellocco, gli arresti domiciliari sono stati sostituiti con l’obbligo di dimora. Per il gip Domenico Santoro, infatti, le ammissioni a verbale di Ferrario – tra cui il fatto che sapesse chi era davvero Bellocco, perché glielo aveva spiegato Beretta, che tra l’altro lo uccise poco più di un mese fa – rientrano in un suo “percorso di rivisitazione” e di presa di “consapevolezza”.

   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Leggi su ansa.it