giovedì, 14 Novembre 2024
Spese militari, per le armi meno del 10%
Continuano le polemiche sull’aumento dei fondi alla Difesa. Polemiche di natura politica che vedono il Movimento 5 Stelle prendere una posizione sempre più dura. I grillini sono fermi al loro No all’aumento delle spese militari anche se nelle ultime ore un’intesa sembra essere stata trovata con lo slittamento del percorso fino al 2028. Per il Movimento comunque, rispettare il patto sottoscritto nel 2014 con la Nato che prevede l’aumento delle spese militari al 2% del pil entro il 2024, oggi è un errore.
Al di là delle posizioni politiche serve capire bene come da anni vengono utilizzati i soldi per la difesa e quindi come potrebbero essere utilizzati questi altri 10-14 miliardi di euro. In molti parlano di «riarmo» ma la realtà è ben diversa.
Dal Ministero della Difesa innanzitutto spiegano che fino a quando non ci sarà l’approvazione della norma non è previsto alcun progetto di spesa. Non resta quindi che basarci su quello che accade da anni, e che è presente ad esempio nel programma triennale 2021-2023. Oppure studiando l’ultimo bilancio della difesa, quello del 2021.
Va notato come a livello europeo ad oggi siamo la penultima nazione per percentuali sul pil delle spese per la difesa. La maggioranza è sopra il 2%, al di sotto Germania, Italia e Spagna.
COME E DOVE VENGONO SPESI I SOLDI
Il programma triennale – documento
DOCUMENTO PROGRAMMATICO PLURIENNALE DELLA DIFESA.pdf
Guardando i bilanci degli anni passati che dicono che la spesa maggiore è stata sostenuta per il personale che è pari al 62% e quella per il loro addestramento arriva al 14%. Di fatto quindi più di tre quarti dei fondi non è destinato all’acquisto di armi.
Scorrendo il programma pluriennale della Difesa del triennio 2021-2023 è possibile vedere come sono state ripartiti i fondi nel dettaglio. Salvataggi, bonifiche, sicurezza, ammodernamento delle infrastrutture, mantenimento del personale e trasporto Voli di Stato, rientrano nelle spese della Difesa a cui vanno ad aggiungersi anche i fondi per le armi.
Ad esempio il 29% dei fondi per la Difesa ossia quasi 7 miliardi sono impiegati per la formazione e l’impiego dei Carabinieri . Di questi 392 milioni sono per le attività in teatri operativi nel territorio nazionale e un’altra parte di oltre 476 milioni riguarda la tutela forestale, ambientale e agro alimentare sempre da parte degli uomini dell’Arma.
Tra gli altri punti del programma “operanti” ossia già in essere perché ci sono dei contratti stipulati, troviamo la realizzazione di opere di rinnovamento e di manutenzione straordinaria del parco infrastrutturale della Difesa (caserme) previste dalla Legge di bilancio 2021 per una cifra pari a circa 280 milioni.
Un’altra spesa invece è connessa alle attività per la difesa del suolo a contrasto del dissesto idrogeologico e le bonifiche ambientali di infrastrutture e mezzi dai residui di munizioni e amianto per 192 milioni.
202 milioni invece corrispondono alla quota di partecipazione dell’Italia per le infrastrutture Nato operative (NSIP) per soddisfare le esigenze dell’Alleanza. 159 milioni sono stanziati per la prevenzione del rischio sismico con interventi di ammodernamento delle infrastrutture della Difesa. Contestualmente, viene incrementata la dotazione del Fondo finalizzato all’adeguamento tecnologico e digitale delle strutture dei servizi e delle prestazioni della Sanità militare con 5,5 milioni per l’anno 2022 e 8 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023. Nel dettaglio, rimane stabile la voce “Trasporto Aereo di Stato” 38 milioni e il “Rifornimento idrico isole minori” 24,5 milioni.
Spese per Mezzi e armamenti
Per mezzi, armamenti e ricerca nel complesso l’investimento dei fondi della Difesa raggiungerà i 5.421 milioni di euro nel 2022, contro i 4.036,6 dell’anno scorso. La crescita complessiva è perciò di 1.384,4 milioni, pari a +34,3%. Tra i programmi operanti è prevista l’acquisizione fino a 48 unità di Elicotteri da Esplorazione e Scorta (E.E.S.) caratterizzati da maggiori prestazioni rispetto all’elicottero attualmente in servizio A129, ormai obsoleto per una spesa di 461 milioni che vanno ad aggiungersi ai 235 milioni per l’acquisto dell’elicottero HH-139 per salvataggio e soccorso. Tra le armi che risultano in acquisizione ci sono i Siluri pesanti per U-212 per una spesa di 70 milioni e i Siluri leggeri MU-90 per 108 milioni.
Al Sistema missilistico Teseo MK2-2 invece sono destinati 177 milioni. Nel capitolo della Marina invece ci sono i Pattugliatori polivalenti d’altura con un costo di 1,5 milioni. Sempre nel comparto armi tra le ipotesi di spesa (previsto avvio) invece c’è la partecipazione al programma FCAS/TEMPEST, insieme a UK e SWE per lo sviluppo di un “Combat air sistem” che è un caccia di 6’ generazione che sostituirà l’Eurofighter Typhoon (in Italia e Regno Unito) e il Saab Gripen (in Svezia). La cifra prevista è di 2 miliardi fino al 2023. Un’altra spesa è prevista per il completamento con nuovi veicoli della flotta Tanker a sostegno della collettività, come dimostrato in occasione dell’evacuazione in alto bio-contenimento di pazienti contagiosi dalla città di Wuhan (Cina), di feriti e di personale in imminente pericolo di vita per 1,4 milioni di euro.
A questi però vanno aggiunti quelli previsti da altri ministeri (il Mise, ad esempio) per acquisti di navi ed aerei.
Da non sottovalutare però l’investimento per la parte cyber della guerra, che richiede sforzi sempre superiori e, come dimostrato anche in Ucraina, sempre più centrale.