Steve McQueen, con Blitz porto la guerra nel cuore delle persone

(di Lucia Magi) Nel suo ultimo film, il
regista britannico Steve McQueen “porta la guerra in casa delle
persone”. Lo dice lo stesso creatore, pluripremiato e osannato
per Hunger, Shame e 12 anni schiavo, presentando Blitz – da oggi
su AppleTV+ – in conferenza stampa a Los Angeles.
    “La maggior parte di noi ha un’esperienza della guerra
filtrata dai media o dai libri. Appare sullo schermo del
computer, della televisione, o ci arriva attraverso un giornale:
è qualcosa di astratto, puramente grafico”, riflette il premio
Oscar. “Dopo aver passato nel 2003 qualche tempo con le truppe
britanniche dispiegate in Iraq, ho deciso che volevo dare volti
e storie a quella tragedia. Il cinema può essere lo strumento
giusto per farlo. Ma non immaginavo un film di soldati che
combattono nei campi deserti della Francia…avevo bisogno di
rendere il conflitto tangibile”.
    A quest’urgenza si è unita un’intuizione precisa quando
McQueen ha visto all’Imperial War Museum di Londra una
fotografia scattata nel 1940, che ritraeva un bambino nero con
una valigia tra le mani, pochi attimi prima di essere sfollato
alla stazione dei treni. “Mi sono rivisto in lui. Ho voluto
toglierlo da quell’astrazione e portarlo nel cuore delle
persone”. Nasce così la sceneggiatura di Blitz: 80 minuti di
bombardamenti, incendi e terrore. Grazie a una fotografia e a un
suono estremamente accurati, un’esperienza “immersiva” della
cosiddetta “guerra lampo” di Hitler contro la Gran Bretagna. Con
quasi due mesi di bombardamenti ininterrotti i nazisti speravano
di far capitolare il nemico, invece provocarono la morte di
43mila civili e costrinsero più di milione e 200mila persone,
soprattutto donne e bambini, a cercare rifugio lontano dalle
città. È la storia di Rita (Saoirse Ronan), madre single operaia, e
di suo figlio George (Elliott Heffernan), nove anni, bambino
nero nato dall’amore con Marcus, immigrato di Grenada sparito
nel nulla dopo un arresto. A fare le veci del padre, c’è il
nonno, interpretato dal grande musicista Paul Weller, alla prima
prova davanti alla macchina da presa. Dopo l’ennesimo
bombardamento Rita decide di mandare George in campagna con uno
dei treni organizzati dalle autorità. “Mi sono documentato a
lungo – prosegue l’autore – Non potevo prestare il fianco a
critiche di inaccuratezza storica. Per esempio, ho scoperto che
Londra a quell’epoca era già una città multirazziale e le coppie
miste erano una realtà”.
    Anche gli attori hanno dovuto studiare parecchio: “Abbiamo
parlato con sopravvissuti, donne e uomini che da bambini sono
stati separati dalle madri o dai fratelli. Alcuni non si sono
più ritrovati e raccontano di quel trauma come fosse successo
ieri. Ascoltarli mi ha spezzato il cuore”, si commuove Ronan,
che sottolinea anche: “Il film rende giustizia alle donne.
    Mentre gli uomini combattevano, loro lavoravano e mandavano
avanti il paese e i figli”. “Metà dello sforzo bellico era sulle
spalle delle donne – le fa eco McQueen – Sono state la spina
dorsale del paese, l’hanno tenuto in piedi loro; sono le eroine
silenziose della Storia”.
   

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