Sul cambio degli scaglioni del nuovo fisco l’incognita coperture

A confermare la scadenza è stato lo stesso vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, che ha spiegato come la delega arriverà in Cdm la prossima settimana. Tra le novità più attese c’è sicuramente la riduzione degli scaglioni fiscali da 4 a 3.

Ricordiamo che il governo Draghi, l’anno scorso era già intervenuto sull’Ires passando da 5 a 4 le varie fasce di reddito, con le relative nuove tassazioni. Al momento le ipotesi in campo sono due. La prima vedrebbe uno schema con un’aliquota al 23% per i redditi fino a 15.000 euro, al 27% per quelli che vanno dai15.001 ai 50.000 e al 43% per i redditi superiori ai 50.001 di euro. La seconda ipotesi prevede invece un’aliquota più alta per la seconda fascia, e dunque ci sarebbe: il 23% fino a 15.000 euro, il 33% da 15.001 ai 50.000 e il 43% per i redditi superiori ai 50.000 euro. Dario Damiani, senatore di Forza Italia e capogruppo in commissione Bilancio, ha sottolineato come la riduzione degli scaglioni Irpef è sicuramente un passo importante «ma noi puntiamo anche a obiettivi più ambiziosi, da sempre nel nostro programma, come ridurre ancora gli scaglioni a 2 soltanto e tagliare di 10 punti l’attuale aliquota massima del 43% stabilendo un tetto di prelievo pari al 33%».

Altri punti chiave che verranno toccati nella delega riguardano i tributi minori che in alcuni casi verranno eliminati, i procedimenti di accertamento fiscale e la riduzione del tax gap che si attesta tra i 75 e i 100 miliardi di euro. Il tutto passando per un nuovo rapporto tra il fisco e il contribuente meno sbilanciato dalla parte dell’Agenzia delle entrate. Focus poi sarà dato anche alle imprese. Nell’ambito della riforma saranno infatti previsti specifici incentivi per le imprese che assumono: «Quello che pensiamo di fare, ad esempio in materia fiscale, è ridurre la tassazione, per esempio dell’Ires, laddove l’impresa assuma coloro i quali hanno percepito il reddito di cittadinanza, gli ultracinquantenni, le donne. Oppure qualora si facciano investimenti più innovativi come il 4.0, il patent box, la ricerca e sviluppo». Insomma l’obiettivo è «ridurre le tasse per creare nuova occupazione e fare investimenti», sottolinea Leo.

C’è poi il nodo delle tax expenditures che sono circa 600 e hanno una spesa che si aggira attorno ai 156 miliardi di euro. Su questo punto il governo di Giorgia Meloni vorrebbe intervenire: «Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote», spiega Leo. Sicuramente toccando le detrazioni ededuzioni fiscali si andrà a modificare la bolletta fiscali degli italiani. Resta da capirese in meglio (meno tasse) o in peggio (più tasse). Il problema delle tax expenditures è che oltre ad essere veramente tante, molto spesso non sono tracciate. Di diverse voci non si conoscono i reali aventi diritto e dunque l’effettiva spesa a carico dello Stato. Lavorare su questi temi è sicuramente doveroso ma il loro riordino è un processo, che per essere fatto correttamente, richiede molto tempo e non solo qualche settimana.

E infine la copertura economica: da dove prenderà i soldi il governo per attuare lariforma fiscale? Ipoteticamente un parte di risorse potrebbero arrivare dal taglio della spesa sociale (stop al Reddito di cittadinanza e via alla Misura di inclusione attiva), una seconda parte dalla revisione dei vari bonus edilizi con lo stop alla cessione del credito e lo sconto in fattura e poi infine una terza dal taglio delle 600 tax expenditure, che al momento fanno abbassare la bolletta fiscale degli italiani.

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