Sul grande schermo il documentario sullo scrittore Matteo Porru

Il piacere di librarsi in cielo
alla guida di un ultraleggero. Quasi metafora di un desiderio di
riscatto e del saper prendere la vita anche alla leggera, anche
di fronte alle difficoltà, anche di fronte a un male che non gli
ha impedito di spiccare il volo. La storia del pluripremiato
autore cagliaritano Matteo Porru diventa un documentario, “Matte”, firmato da Michele Garau. Sarà proiettato in anteprima il 18 settembre alle 21,30 al Cinema Longobardo de La
Maddalena, nelle giornate del Premio Solinas e il 23 alle 19, al
Teatro Massimo di Cagliari.
    Un racconto corale per un ritratto dove si predilige la
dimensione intima e umana del giovane scrittore, drammaturgo e
pilota di aerei ultraleggeri. Ripercorre i momenti significativi
di un’esistenza “vissuta troppo in fretta”, già ricca di frutti
maturi, emozioni, traguardi raggiunti. 23 anni, sette dedicati a
tempo pieno alla scrittura di romanzi, racconti, saggi,
editoriali. Dagli esordi a 16 anni con The mission, menzione
speciale al Premio Costa Smeralda, poi il Campiello giovani nel
2019 con Talismani.
    Nel 2024, primo autore italiano, vince il Grand Prix du Livre
de Montagne. Sono alcuni importanti tasselli della sua avventura
professionale che resta sullo sfondo. Una storia di malattia,
rinascita e sogni. Attraverso le testimonianze di familiari,
amici, medici, insegnanti di scuola e di volo, il docufilm
racconta il ragazzo oltre il prodigio, la speranza oltre il
dolore. “Girare Matte è stato un viaggio fra amici in giro per
l’Europa, e ho scelto di conoscere la storia in presa diretta,
sul set, per poi ricomporla. Mi ha colpito la sua capacità di “avverare”, la vita, onorarla senza smettere di sognare”, ha
messo in luce il regista ventisettenne cagliaritano.
    Il film è prodotto con il sostegno della Sardegna Film
Commission da Storiami, Interlinea Film e Next, in
collaborazione con Ombre Rosse, Terra de Punt e Figli d’arte
Medas. “Avere un film sulla mia vita a ventitré anni mi
spaventava parecchio – ammette Matteo Porru – Michele è riuscito
col suo sguardo attento e tenero, a vedere in me il pilota prima
dello scrittore, la malinconia prima della gioia. Se sia una
storia di speranza lo lascio dire a chi la vedrà. Quello che
volevo raccontare è che abbiamo il dovere di non lasciare che la
vita accada invano. Il dolore non passa, si allontana, ma se lo
si impasta può diventare parola”.
   

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