Sull’Adamant, quell’isola piena di matti a Parigi

I matti sono sempre belli, fuori e
dentro, e lo sa bene il grande Nicolas Philibert che con il
documentario Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa
possibile, Orso d’oro al Festival di Berlino 2023 e ora in sala
con I Wonder l’11, 12 e 13 marzo in lingua originale
sottotitolata in occasione del centenario della nascita di
Franco Basaglia, racconta dell’omonimo centro diurno costruito
su una struttura galleggiante a Parigi. Una sorta di Matti da
slegare bellocchiano ambientato su questa suggestiva chiatta di
legno sulla Senna.
    Una nave, quella dell’Adamant, che accoglie, come una sorta
di circolo non esclusivo, tutti coloro che soffrono di disturbi
mentali. Qui queste persone vengono seguite, curate e aiutate,
ma in modo del tutto naturale. Sulla chiatta insomma ognuno fa
quello che vuole e dà il suo personale contributo nella misura
della sua follia. C’è chi canta, e lo fa niente male, chi suona
la chitarra davvero bene e chi invece dipinge un ritratto così
astratto da non sapere più dove in realtà si trovino naso, bocca
e collo. Un’ex coreografa parla poi dell’importanza del
movimento e molti, quasi tutti, hanno solo tanta voglia di
parlare ad oltranza. È il caso di un folle che parlando dei
programmi tv che utilizzano la candid camera, fa notare come sia
esattamente l’opposto del metodo del fotografo Philibert che
suggerisce di costruire un rapporto, un’intimità, con il
soggetto che si vuole fotografare.
    Questo centro di cura delle malattie e disturbi mentali, che
guarda all’antipsichiatria e si oppone all’ospedalizzazione
vista come una forma di galera, porta avanti questa filosofia
grazie a operatori psicologici e psichiatrici volontari che si
alternano spesso. Va detto che dopo un po’ chi guarda questo
film trova del tutto naturale che chi dipinge si senta a un
certo punto la reincarnazione di van Gogh e chi ama il cinema
citi, forse a sproposito, Wenders e Fellini.
   

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