lunedì, 10 Febbraio 2025
Tar, Cate Blanchett direttrice orchestra nello scandalo
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(di Francesco Gallo) (ANSA) – ROMA, 31 GEN – E’ partita da Venezia e passata per i
Golden Globe la corsa di TÀR di Todd Field, che agli Oscar del
12 marzo sarà uno dei film protagonisti viste le sei nomination
ottenute tra cui miglior film, miglior regia, migliore attrice
protagonista Cate Blanchett che alla Mostra ha vinto la Coppa
Volpi per la migliore interpretazione femminile e poi migliore
attrice ai Golden. Ora il film arriva in sala il 9 febbraio.
Al centro c’è la storia di Lydia Tar (Cate Blanchett), una
grande direttrice d’orchestra omosessuale di Berlino che a un
certo punto si ritrova nel mirino di uno scandalo #MeToo. “Non
ho mai considerato l’aspetto Lgbt del film, certo alla mia Lydia
piacciono le donne – ha detto Blanchett – ma credo fermamente
che non sia importante l’omogeneità di genere nel mondo
dell’arte, anzi credo che ne sia la morte. Ciò che le persone
fanno dopo il loro lavoro non è importante. Insomma, non ho mai
pensato al genere, alla sessualità di Lydia. Questo film è il
ritratto molto umano di una persona con tutte le sue debolezze”.
Nel film la direttrice d’orchestra, ormai vicina ai 50 anni, ha
come compagna il suo primo violino con la quale convive insieme
a una figlia adottiva. In procinto di dirigere la Sinfonia n. 5
di Gustav Mahler (il tutto è stato girato durante due esibizioni
della Filarmonica di Dresda nel settembre 2021 al Kuturpalast),
Lydia viene accusata di aver favorito l’ingresso in orchestra di
una violoncellista: un elemento a cui si aggiungono una serie di
video compromettenti messi in rete da un ragazzo e, infine, una
pioggia di denunce di altre presunte molestie. “Lydia, la
protagonista, sembra fare proprie tutte le grandi domande che
oggi dividono l’opinione pubblica. Come ad esempio il dilemma
del tempo che passa. Sta per compiere cinquant’anni – sottolinea
-, un momento davvero delicato perché sai tutto quello che hai
già fatto e ti chiedi quanto tempo hai davanti ancora e che uso
farne. Sei, insomma, all’apice della tua vita, della tua
carriera e ora puoi solo scendere dalla montagna. La scalata per
arrivare al successo è decisamente più facile della discesa,
del fallimento. Il film affronta anche questo argomento”.
(ANSA).