lunedì, 21 Aprile 2025
The Bear: la serie rivelazione dell’anno ci insegna come affrontare il dolore – La recensione
Se c’è una serie che nell’estate appena passata ha sorpreso positivamente pubblico e critica oltreoceano questa è The Bear, della rete televisiva FX. Arrivata interamente in Italia su Disney+ il 5 Ottobre 2022, la serie sta riscuotendo un buon successo testimoniato anche dai tanti elogi sui vari social network. Ideata da Christopher Storer, The Bear narra le vicende di Carmy (Jeremy Allen White) un giovanissimo chef di successo che decide di tornare a Chicago, sua città natale, per gestire la paninoteca italiana di famiglia a seguito del suicidio di suo fratello maggiore. Carmy si troverà però di fronte una realtà totalmente diversa da quella da lui immaginata: tra debiti, droga, staff insubordinato, sarà suo compito provare a destreggiarsi in un ambiente totalmente diverso da quello elegante in cui era solito operare. Storer per rendere più realistica la serie ha deciso di ambientare le vicende all’interno di una vera paninoteca italiana di Chicago: Mr. Beef On Orleans, quasi a voler enfatizzare il taglio reale della storia narrata. L’attinenza alla realtà viene mostrata anche per rappresentare l’ansia e le difficoltà derivanti dal lavorare in un ristorante stellato (i flashback del protagonista), oppure per descrivere il nonnismo che una nuova arrivata come Sidney può subire in un posto di lavoro con delle dinamiche già consolidate. Gli attori hanno anche imparato a cucinare come dei veri chef professionisti, prendendo lezioni per molti mesi; non sorprende, quindi, l’inserimento nel cast di Matty Matheson (anche produttore esecutivo), un vero chef che nella serie interpreta però il tuttofare del locale.
Superare lo stress post-traumatico con la cucina
È difficile classificare The Bear all’interno di un genere predefinito, la serie incarna perfettamente la definizione di dramedy: uno show in cui sono presenti sia elementi di commedia ma anche e soprattutto drammatici. Questi ultimi si ritrovano in larga parte nelle conseguenze del suicidio di Mickey, fratello di Carmy, rappresentante non solo l’evento scatenante della storia ma anche un tema affrontato nel corso di tutti gli 8 episodi. È indubbio che tale avvenimento abbia profondamente scosso quasi ogni personaggio della serie, su tutti il protagonista. Quest’ultimo capirà di non aver mai conosciuto davvero suo fratello: sono molte infatti le verità che verrà a scoprire una volta tornato a Chicago, come l’alcolismo di Mickey oppure l’esistenza di pratiche non propriamente legali caratterizzanti l’operato del fratello all’interno del locale. Il protagonista sembra essere quasi sempre sull’orlo del crollo emotivo, ma per il bene del ristorante cerca di farsi forza, trovando la sua terapia nella cucina; il finale presenta però un bellissimo monologo in cui Carmy si mette a nudo, descrivendo il rapporto con il fratello ed esternando finalmente tutto il suo dolore. Come detto, il dolore viene affrontato anche da altri personaggi, ad esempio il cugino Richie. Quest’ultimo ci viene rappresentato in un primo momento come il classico quarantenne immaturo, scontroso e combina guai, ma nel corso degli episodi lo si vedrà finalmente mostrarsi realmente: un uomo di mezza età che sente di non avere più un posto nel mondo. Anche per questo non vuole assecondare la volontà di Carmy, ovvero cambiare in meglio il ristorante, per lui sarebbe come accettare la morte di suo cugino e non è pronto a farlo. Se in un primo momento viene presentato come l’antagonista della storia, si capirà ben presto che l’unico vero antagonista è il dolore.
Recitazione: tra conferme e scoperte
The Bear può rappresentare per Jeremy Allen White una scommessa vinta, non era sicuramente facile per lui tornare a recitare nelle location di Chicago che per 11 stagioni l’hanno ospitato mentre interpretava il ruolo di Lip Gallagher in Shameless. Proprio in quest’ultima l’attore aveva dato ampia prova del suo enorme talento, ma con il ruolo di Carmy si può definitivamente consolidare nell’industria di Hollywood. White è sicuramente un giovane da tenere d’occhio, una dimostrazione è il già citato monologo nel finale di stagione dove si percepisce totalmente il dolore provato dal personaggio e questo è soprattutto merito del suo interprete. Non sorprenderà quindi una sua candidatura a premi molto importanti quali Golden Globes ed Emmy Awards. White però è solo la stella più luminosa di un cast eccezionale. Impossibile non citare Ayo Edebiri, con la sua Sidney riesce a far provare allo spettatore, soprattutto quello giovane, tutta la difficolta che può provare una ragazza mentre cerca di farsi strada all’interno del mondo lavorativo. Una menzione va fatta anche a Ebon Moss-Bachrach, interprete di Richie, un personaggio sicuramente non facile da amare in un primo momento, ma l’attore è riuscito a farlo suo con il passare degli episodi mostrando un lato che verrà sicuramente approfondito nella seconda stagione. Inoltre, i fan di The Punisher apprezzeranno sicuramente la reunion dell’attore con Jon Bernthal, interprete di Mickey, seppur per ovvie ragioni in pochissime scene.
Una potente colonna sonora che caratterizza una regia frenetica
Iniziare un pilot di una serie con brani come “Old Engine Oil” dei The Budos Band fa capire da subito che si vuole lasciare il segno; quando uno show al suo debutto riesce infatti ad ottenere i diritti di una band come la sopraccitata oppure i Radiohead, ci si trova di fronte ad un potenziale successo. Oltre ad una storia coinvolgente, The Bear si caratterizza infatti da una colonna sonora capace di intersecarsi perfettamente con una regia scatenata. Essa rappresenta uno degli aspetti più coinvolgenti: come in una vera cucina di un ristorante non si può perdere tempo ed occorre mettersi subito al servizio del cliente, lasciando da parte i problemi personali ma anche quelli all’interno del gruppo di lavoro. Emblematico in tal senso è l’episodio 7, della durata di 20 minuti, girato quasi interamente come un unico piano sequenza. Questo può essere considerato non solo l’episodio con maggior sforzo produttivo e tecnico della prima stagione, ma anche quello in cui le difficoltà dei personaggi vengono portate all’estremo facendo vacillare anche coloro (Carmy e Sidney) che fino a quel momento avevano mostrato maggiori capacità di problem solving.
The Bear, trattando tematiche forti ed in parte anche scomode, è una serie che sta riuscendo ad affermarsi in poco tempo in un panorama televisivo sempre più affollato di proposte. Non sorprende, quindi, che FX abbia prontamente ordinato una seconda stagione, probabilmente in onda la prossima estate.
Leggi anche: tutto quello che c’è da sapere su The Bear.
L’articolo The Bear: la serie rivelazione dell’anno ci insegna come affrontare il dolore – La recensione proviene da ScreenWEEK.it Blog.