The garbage man, quando un netturbino diventa anti eroe

E’ un mondo notturno, surreale e
criminale, tra una colonna sonora anni ’80, sprazzi di colori
fluo, e capatine fra vari generi, dal western metropolitano, al
dramma e il revenge movie, quello nel quale si muove il
protagonista (Paolo Briguglia) di The Garbage man, il noir indie
di Alfonso Bergamo prodotto da Fenix Entertainment e Gika
Productions, che debutta fuori concorso alla 33/a edizione del
Noir in Festival e poi in uscita l’anno prossimo.
    Una storia con tagli da fumetto, ambientata in una città
senza nome, invasa da spazzatura, malaffare e corruzione. Una
visione, spiega Bergamo in una nota sul film, “scaturita dalla
tragica storia di Melissa Bassi” (la sedicenne rimasta uccisa
nel 2012 in un attentato compiuto con una bomba artigianale
davanti a una scuola di Brindisi) che “ha reso in me la
scintilla creativa per questo progetto. Non mi definisco un
regista, ma un osservatore sensibile dell’universo delle
immagini”. Il protagonista (anche lui, quasi fino alla fine,
senza nome, viene chiamato semplicemente ‘ragazzo’ o ‘man’), è
un solitario e taciturno netturbino che gira di notte insieme al
più saggio e affabulatore, ‘collega’ statunitense Christopher
(Randall Paul), con il quale salva anche dalla discarica oggetti
che meritano di essere conservati. “Viviamo in un paradiso ma
lo trattiamo come un cesso, quello che facciamo mi riempie
d’orgoglio e speranza” spiega Christopher a ‘man’, che come
tanti altri in città subisce le angherie e le minacce di
Rosario (Tony Sperandeo), capo criminale violento e senza
scrupoli. ‘Man’ che si prende cura anche della madre gravemente
malata, si ritrova a dover ripagare a Rosario, un debito
lasciato dal padre. Una vita sempre uguale, nella quale sembra
aprirsi uno spiraglio, quando va arrivano da Christopher la
figlia Giulia (Roberta Giarrusso) e la nipote. Un terribile
feroce crimine, però, porta Man a superare il limite e
rispondere in modo implacabile a quella violenza. “In un
contesto produttivo indipendente, con tutte le sfide che questo
comporta in Italia – spiega Bergamo – abbiamo cercato di creare
un’esperienza audiovisiva che elevasse l’immagine al di sopra
della storia stessa”.
   

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