The Pale Blue Eye: la recensione del film Netflix con Christian Bale

Dopo la divagazione horror di Antlers – Spirito insaziabile, Scott Cooper torna a raccontare il passato degli Stati Uniti, già affrontato nel western Hostiles, mescolando storia e finzione per mettere in scena un thriller gotico d’atmosfera tratto da un romanzo di Louis Bayard, a metà strada fra true crime e melodramma.

In The Pale Blue Eye – I delitti di West Point, Christian Bale, fidato collaboratore del regista, interpreta Augustus Landor, investigatore rinomato che viene chiamato a indagare su uno strano e inquietante delitto avvenuto nei pressi dell’accademia militare di West Point: un cadetto viene trovato impiccato, il suo cuore asportato. Landor inizia a indagare con l’aiuto di un altro cadetto, Edgar Allan Poe in persona (Harry Melling de La regina degli scacchi). Ovviamente, nulla è come sembra.

Cooper abbandona per una volta le vite ai margini per esplorare i lati oscuri dell’establishment, le derive del privilegio in un’America come sempre violenta, in cui la morale del singolo e la legge di frontiera valgono più delle leggi scritte. Non manca comunque uno dei cardini del cinema di Cooper, le famiglie disfunzionali e la violenza brutale e insospettabile che si svolge tra le mura domestiche, lontano dagli sguardi dei vicini. Quello che inizia come un canonico thriller sui serial killer ante litteram – pensiamo, ad esempio, alla serie L’alienista, sempre su Netflix – si evolve in qualcosa di meno definito, che smussa i contorni della detection e devia verso terreni più intimi.

In altre parole, a Scott Cooper importa davvero poco dell’indagine di Landor, al punto che spesso il film è difficile da seguire. Al regista interessa maggiormente costruire l’atmosfera, lavorare sugli scenari naturali – una Pennsylvania coperta dalla neve – e affrontare i dilemmi filosofici dei suoi due protagonisti, Landor e Poe, piuttosto che costruire un solido film investigativo. Forse anche per un limite suo: Cooper non è in grado di lavorare sui dettagli, e questo finisce per rendere le svolte nell’indagine poco chiare.

Purtroppo, però, non si può avere una cosa senza l’altra: The Pale Blue Eye è pur sempre un thriller, un genere in cui atmosfera e detection sono complementari. Se una non funziona, non funziona nemmeno l’altra. E non aiuta il fatto che l’ultima mezzora del film, segnata da un twist narrativo improbabile, lasci abbastanza freddi e si trascini fino a un finale melodrammatico in cui, solo all’ultimo secondo, emergono per un attimo delle emozioni. Ma di questo dobbiamo ringraziare gli attori, più che lo script superficiale e confuso di Cooper.

The Pale Blue Eye è indeciso tra essere un film d’autore sulla sopraffazione classista in America, una origin story di Edgar Allan Poe e un thriller con punte horror. Alla fine non riesce a essere nessuno dei tre e si muove nel mezzo, frettoloso nonostante la durata importante (128 minuti) e, soprattutto, incapace di farci affezionare ai protagonisti o incuriosire dei personaggi di contorno che dovrebbero rappresentare il cuore pulsante e straziante del dramma umano che Cooper vorrebbe fotografare. E questo nonostante un cast di comprimari pazzesco, che include Toby Jones, Gillian Anderson, Timothy Spall, Charlotte Gainsbourg, Charlie Tahan, Lucy Boynton e Robert Duvall. Resta una bella confezione, ma nulla più.

The Pale Blue Eye – I delitti di West Point sarà disponibile su Netflix dal 6 gennaio. QUI ne potete vedere il trailer.

L’articolo The Pale Blue Eye: la recensione del film Netflix con Christian Bale proviene da ScreenWEEK.it Blog.

Leggi su ScreenWEEK.it