venerdì, 15 Novembre 2024
Three Thousand Years Of Longing: Miller, Swinton ed Elba si raccontano a Cannes
George Miller è tornato a Cannes, sempre fuori concorso, lì dove nel 2015 aveva presentato Mad Max: Fury Road, il film che lo ha consacrato come uno dei più grandi cineasti contemporanei. Lo ha fatto con Three Thousand Years of Longing, una favola che strizza l’occhio al genio della lampada, ma con un côté romantique tanto fantastico quanto dolce ispirato al racconto “The Djinn in the Nightingale’s Eye” di A.S. Byatt, che il cineasta australiano aveva opzionato più di vent’anni fa. Vi si racconta di un’esperta di miti e narrazione popolare che, a Istanbul per una conferenza, acquista un’ampolla molto particolare. Quando, tornata in albergo, ne esce un djinn, ha la possibilità di esprimere tre desideri. Prima di farlo però vuole sapere un po’ di più della storia del genio e dei suoi tremila anni…
“La maggior parte delle storie che raccontiamo sono allegoriche. Sono aperti all’interpretazione, a seconda di chi li sta guardando. Le storie fantasy si prestano ad affrontare cose molto più complesse di, diciamo, un documentario“. Accolto da un caldo e lungo applauso, Miller ha rivelato anche come è avvenuta la scelta del cast. “Per Alithea è stato semplice, sapevo che doveva essere Tilda Swinton. Non avevo idea di chi potesse interpretare il Djinn fin quando mia moglie e una sua amica mi hanno accompagnato alla cerimonia dei premi BAFTA a Londra dicendomi che l’unica persona che volevano incontrare davvero fosse Idris Elba. Quando ci siamo parlati, ho capito che era lui“.
Accanto a Miller, Tilda Swinton si è lasciata andare a una personale interpretazione di ciò che significa raccontare una storia, che sembra evocare la situazione in Ucraina: “Sembra molto appropriato ora girare questo film su una varietà di angolazioni, persino il dibattito sul fatto che coinvolga o meno forze soprannaturali. È quella sensazione di tenere le orecchie e il cuore aperti che è davvero importante. La cosa pericolosa è quando hai solo una storia. È quando le persone non riescono a sentire altre storie che le cose vanno giù molto velocemente“. In un momento storico in cui tanta gente ancora non è ancora tornata al cinema neanche una volta dalla fine delle restrizioni, Swinton ricorda il suo amore per la sala: “Questa è la mia bandiera e la sto sventolando e questo grande schermo è probabilmente il più bello del pianeta.”
A Idris Elba è toccato rispondere a una domanda quasi obbligata per presentare un film del genere: i tre desideri del momento. “Il primo è di avere una migliore risposta per questa domanda, il secondo è che il pubblico di questo film possa apprendere l’importanza del racconto delle storie e di come questa sia molto anticonvenzionale. Il terzo è una Ferrari, ma elettrica“. Sulla sfida per rendere credibile il suo personaggio, Elba ha spiegato: “Volevamo evitare il cliché del genio, da come appare e parla. Anche perché lui è un Djinn. Il nostro obiettivo è stato renderlo il più umano possibile“.
Il Covid ha paradossalmente aiutato le riprese ha sottolineato la sceneggiatrice Augusta Gore: “Quando Idris e Tilda sono venuti in Australia sono stati costretti a due settimane in quarantena. Insomma, abbiamo avuto due settimane di prove ininterrotte su Zoom per Three Thousand Years of Longing“.