Timmermans invoca l’allarme paura della destra. Da che pulpito viene la predica

Come se a Bruxelles non ci fossero urgenze da affrontare, il vicepresidente della commissione europea Franz Timmermans si è preso un giorno di vacanza per godersi il sole di Firenze, al fine di partecipare a un incontro con il sindaco Dem Dario Nardella. Tra una fiorentina e una ribollita, il barbuto laburista olandese ha pensato di bene di rilasciare un’intervista a Repubblica per fare un po’ di campagna elettorale a favore del centrosinistra: “L’agenda sociale e morale della destra mi fa paura”, ha detto.

Ora, vi sembra normale che il vicepresidente Ue, nel bel mezzo di una crisi epocale, debba intervenire nella lotta politica italiana denigrando una precisa parte politica? Non aveva qualcosina di meglio da fare a Bruxelles, mentre infuria la più pesante guerra economico-militare degli ultimi settant’anni?

E poi: da che pulpito arriva la predica? Timmermans? Proprio lui, responsabile del “green deal”, non solo non ha saputo prevedere la tempesta in atto, non solo ha dormito fino ad ora, non solo si guarda bene dall’avere una linea chiara sulla soluzione della crisi energetica, non solo ha portato avanti ideologie turboambientaliste di cui oggi stiamo pagando il prezzo: ma addirittura si permette di dare lezioni di moralità? Proprio Timmermans, nato a Maastricht (era un destino il suo), in quei Paesi Bassi che oggi stanno facendo altissimi profitti sulla pelle altrui, insomma proprio lui si permette di parlare di solidarietà?

Come siamo caduti in basso, se sulla stampa pendiamo dalle labbra di un personaggio che, mentre al confine ucraino si ammassavano le truppe russe, se ne stava nei palazzi di Bruxelles a ciarlare di ecologismo e fluidità sessuale. Mentre lui filosofeggiava, il treno ci veniva addosso a gran velocità: e nessuno di chi oggi intavola piani d’emergenza se n’era accorto. Timmermans era troppo occupato a proibire le auto diesel e a magnificare le energie rinnovabili.

Ecco, se c’era un modo per abbattere definitivamente la fiducia nella nomenklatura europea (non nell’Europa, ma nella sua surreale declinazione che questi burocrati rappresentano), Timmermans lo ha trovato. Intervenire a piedi uniti nella campagna elettorale a sostegno dei suoi compagni socialdemocratici, è come gettare alle ortiche la poca autorevolezza credibilità rimasta del personale dirigente che sta guidando le istituzioni comunitarie. Siamo in mano a questa gente qua. Economisti occasionali. O come li chiamava Giulio Tremonti, “Turisti della storia”. Come ogni turista, destinato a ripartire senza lasciare traccia. Dopo aver scattato qualche foto a ricordo delle bellezze fiorentine.

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