Tokyo:la psicologa, caso Biles? Tra bolla e tamponi ansia cresce

(ANSA) – ROMA, 28 LUG – “L’atleta deve essere consapevole
delle proprie ansie ed esternarle, anche in pubblico. È
importante che si umanizzi la figura del campione, sennò si
creano mostri di perfezione che non esistono”. Monica Vaillant,
una vita nella pallanuoto, plurimedagliata con il Setterosa e
ora psicologa, non trova particolarmente strane le difficoltà
mentali denunciate a Tokyo da stelle dello sport come Simone
Biles.
    “Le Olimpiadi hanno sempre un carico extra di pressioni, e
queste sono diverse dalle altre. Il Covid – osserva Vaillant
parlando con l’ANSA – ha stravolto la preparazione, nella bolla
mancano i famigliari che spesso aiutano a gestire le emergenze.
    E poi basta immaginare la paura che si può provare per il
tampone prima della gara, si rischia di perdere ancor prima di
giocare”.
    Ora se ne parla di più ma secondo la psicologa sono da sempre
diffusi quelli che Biles ha chiamato “twisties”, i blackout
brevi ma spaventosi che possono mandare in cortocircuito un
atleta. “In sport individuali come la ginnastica o i tuffi non
c’è tempo per rimediare, possono compromettere una prova: gli
atleti di punta con i mental coach cercano strategie per
affrontarli – spiega l’ex pallanuotista, due ori mondiali, tre
europei e un’Olimpiade da allenatrice -. Poi c’è il fattore età:
da giovani l’incoscienza può aiutare a bruciare le tappe, ma non
appena ci si accorge del mostro interno mancano gli strumenti,
la maturità per gestire la paura del fallimento, con cui ogni
atleta prima o poi si scontra”. (ANSA).
   

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