martedì, 11 Febbraio 2025
Torna in sala ‘Audition’, il capolavoro horror di Miike
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(di Francesco Gallo) (ANSA) – ROMA, 19 GEN – “Volevo fare un film che gli
spettatori si sarebbero pentiti di aver visto” questa
l’inquietante dichiarazione di Takashi Miike nel presentare,
nel 1999, AUDITION.
Una dichiarazione di intenti più che mantenuta da parte del
regista giapponese che proprio con quest’opera, divenuta di
culto per gli amanti dell’horror e cinefili, trovò una meritata
notorietà.
Questa la storia del film che torna nelle sale italiane come
evento speciale, dal23 al 25 gennaio con Wanted Cinema.
Shigeharu Aoyama (Ryo Ishibashi), è un uomo gentile di mezz’età
di Tokyo divenuto troppo presto vedovo dopo la lunga malattia
della moglie.
A sette anni dal lutto suo figlio Shigehiko (Tetsu Sawaki),
ormai adulto, è in procinto di lasciare casa, ma non vuole
lasciare solo il padre. Come fargli conoscere una nuova donna
per fargli compagnia?
La soluzione viene da Yasuhisa Yoshikawa (Jun Kunimura),
produttore cinematografico e caro amico di Shigeharu, il quale
decide così di inscenare un’audizione per il casting della
protagonista di un film che non si farà mai.
Il produttore convince, non senza fatica, Shigeharu ad assistere
alla selezione. Passano così davanti agli occhi del vedovo una
sfilza di attrici molto belle e affascinanti, ma solo una,
apparentemente fragile e dolce, fa colpo sull’uomo.
Si tratta della giovane Asami Yamazaki (Eihi Shiina), una
ragazza dai modi delicati e colpita da un crudele destino: un
incidente all’anca le ha impedito di continuare una promettente
carriera nella danza.
Ora Shigeharu, colpito dal fascino e dalla gentilezza di Asami, inizia a frequentarla. Durante un fine settimana romantico al
mare, Asami però scompare.
Aoyama si mette alla sua ricerca, scoprendone un terribile
segreto angosciante, ovvero il suo coinvolgimento nella
scomparsa e nell’omicidio di diverse persone.
Quando all’uscita in sala di AUDITION si chiedeva al regista se
la sua visione potesse essere considerata pericolosa per un
spettatore impressionabile, Takashi Miike rispondeva: “Il mio
film è pericoloso, ma sempre meno di quanto possa diventarlo un
essere umano”. (ANSA).