domenica, 24 Novembre 2024
Torna la Dad. Abbiamo riperso la battaglia sulla scuola
C’è un fantasma che purtroppo da giorni è tornato ad aleggiare sulla testa degli italiani. Un fantasma che è stato il peggior incubo di tutta la pandemia al di fuori di quello che avveniva negli ospedali. Stiamo parlando della Didattica Digitale Integrata, più volgarmente chiamata Didattica a distanza. Sappiamo troppo bene come funzionano le cose: uno le dice, nessuno smentisce, il Cts non la esclude, il Ministero dice che «interverremo» e poi a settembre ci troveremo davanti l’amara sorpresa.
La scuola a detta di tutti era la priorità già lo scorso anno (scolastico), figuratevi il prossimo. Eppure a settembre il rischio è che la cara, vecchia normalità sia solo un’ipotesi.A causare tutto questo due fattori scientifici. La prima è la famosa variante Delta, che anche in Italia sta prendendo sempre più spazio, soprattutto tra i ragazzi in età scolastica o universitaria. La seconda è che proprio in questa fascia d’età la campagna vaccinale non va come dovrebbe. Da una parte ci sono regioni a rilento con le inoculazioni, dall’altra però sono molte, davvero troppe, le famiglie che hanno deciso per il No ai loro figli, anche per via del fatto che decessi e ricoveri ospedalieri tra i 14 ed i 24 anni sono sempre stati all’interno dello 0 virgola.Una scelta libera, lecita ma, permettetecelo, un po’ egoista, che il Governo non ha mai voluto forzare.
Oggi sul tema è tornato il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: Lavoriamo per la scuola in presenza, senza se e senza ma. Non c’è un obbligo di vaccinazione ma a tutti ricordo l’articolo 2 della Costituzione, che riconosce i diritti individuali ma anche la inderogabile necessità e dovere della solidarietà, che deve spingere tutti ad avere il senso di solidarietà…». Nessun obbligo ma un semplice richiamo a studenti e a quella fetta numerosa di personale scolastico docente e non docente senza copertura vaccinale.
Poche ore dopo il Governatore del Veneto, Luca Zaia che annuncia di essere pronto a posticipare il via alle lezioni di un mese, da inizio settembre ad inizio ottobre.
Così si deve correre ai ripari. E qui però emergono chiare le colpe di altri, di chi doveva e non ha fatto.
Ad esempio ci piacerebbe sapere cosa è stato fatto per i trasporti pubblici, dal punto di vista epidemiologico forse il fattore di maggior rischio se pensiamo al binomio scuola-Covid. Il Governo per questo aspetto ha stanziato 800mln di euro, soldi arrivati in ritardo e che sarebbero dovuti essere utilizzati già per l’anno scolastico appena concluso ma che ora diventano indispensabili. Bene, anzi male, nulla da allora sembra cambiato; governatori, sindaci, istituzioni al momento tutto sembra fermo ancora all’epoca pre-pandemia.Come non sembrano chiare le cose sulle mascherine o sulle santificazioni delle aule e delle scuole, con i singoli istituti costretti al sempre lacunoso fai-da-te.
Ecco, magari ieri nel suo intervento a Bergamo quando il Ministro ha dichiarato che si sta lavorando per l’apertura a settembre in presenza avrebbe dovuto raccontarci a che punto sono questi lavori. Abbiamo infatti già imparato dal recente passato come ad agosto le scuole sono più chiuse di una banca il giorno di Natale. Le cose quindi vanno fatte adesso, in fretta e bene.
Così il fantasma torna e sembra destinato a restarci a lungo, a spaventare, a rovinare ancora l’istruzione e la vita di una generazione che rischia di pagare più di ogni altra i danni della Pandemia. Siamo in ritardo, ancora impreparati, anche perché la politica è presa ad occuparsi di altro (il Ddl Zan, la vera priorità della sinistra o le candidature dei sindaci, la grande difficoltà del centrodestra) ed il Governo è concentrato su lavoro, ripresa, licenziamenti.Chissà magari sarà l’occasione buona per utilizzare i banchi a rotelle, il simbolo principe del fallimento di un vecchio governo ed una vecchia modalità di affrontare i problemi. Tocca a Draghi muoversi e dire una parola definitiva. Fino ad oggi ha più o meno sempre funzionato.