Tra app e sicurezza il futuro della banca è digitale

«Gli istituti di credito dovranno ripensarsi completamente con la tecnologia» dice Stefano Achermann alla guida di Be Shaping the future, uno tra i gruppi più dinamici e di successo (valore: 450 milioni di euro), che accompagna il settore per evolvere verso servizi più completi, immediati e tutelati.


Certi confronti basati solo sui numeri possono anche sembrare stupidi, certo. Ma le suggestioni a volte restano nella testa e fanno capire dove sta andando veramente il mondo. La capitalizzazione di Borsa del Monte dei Paschi di Siena, che è stata la terza banca italiana e oggi è posseduta dai contribuenti italiani al 64 per cento, martedì scorso era scesa a 463 milioni di euro. Quella di Be Shaping the future, quotata su Euronext e leader nei servizi professionali alle istituzioni finanziarie, aveva raggiunto i 450 milioni.
Con il titolo salito dell’89 per cento in un anno e il suo valore (3,35 euro per azione) ormai anche la valutazione di Piazza Affari riflette gli accordi definitivi e vincolanti per cui il gruppo Engineering acquisterà il 43,2 per cento del capitale a 3,45 euro per azione. Che dovrebbe essere anche il prezzo a cui sarà lanciata un’Opa obbligatoria totalitaria dopo il «closing» e le autorizzazioni di legge. L’obiettivo, però, è anche il ritorno in Piazza Affari tra pochi anni, come spiega Stefano Achermann a Panorama, dopo aver completato un ulteriore percorso di crescita basato su una considerazione molto semplice: «I vecchi sistemi informatici delle banche erano un po’ come delle torte a strati, ma ora vanno ripensati da zero». E Be, con la forza di un colosso alle spalle come Engineering, può mettere le mani su un mercato che nella sola Eurozona vale 27 miliardi.

Stefano Achermann (Imagoeconomica)

Il modo di fare banca sta cambiando in modo radicale e Be, già presente in otto nazioni e con clientela solo di primo livello, si trova in un nodo strategico. Un esempio significativo del futuro è Isibank, la banca che Intesa Sanpaolo ha creato nei mesi scorsi per quei quattro milioni di clienti che disertano ostinatamente filiali e agenzie fisiche. Il mercato della rivoluzione digitale bancaria in Italia vale 4,5 miliardi, ma in Europa arriva appunto a 27 miliardi di spesa potenziale nei prossimi anni.
Anche per questo motivo, con Be già molto ben posizionata, il gruppo Engineering, anche con il supporto di azionisti come Bain Capital ed NB Renaissance, ha deciso di puntare sull’integrazione con Be per consolidare il proprio ruolo di campione digitale e per offrire all’Italia «un player ancor più solido nella consulenza e nei servizi di digital transformation per le istituzioni finanziarie», come ha spiegato il 20 giugno Maximo Ibarra, amministratore delegato di Engineering.
Il gruppo romano rileverà dunque il 43,2 per cento della società milanese al prezzo di 3,45 euro per azione, mentre altri soci di Be hanno già confermato a Engineering l’impegno a cedere ulteriori pacchetti azionari pari al 7,998 per cento del capitale. In coerenza con gli obiettivi dell’alleanza e con la storia di ognuno dei protagonisti, il Gruppo Be continuerà a essere guidato da Stefano Achermann, affiancato dall’attuale prima linea di manager e resterà concentrato nei servizi ai principali istituti finanziari a rilevanza sistemica (come da classificazione della Bce), alle banche con capitalizzazione «Tier 1» e ai maggiori circuiti di pagamento internazionali.

Per Achermann, questi enormi fatturati a disposizione nella trasformazione digitale delle banche sono destinati a salire anche nei prossimi anni, «perché è un mutamento irreversibile e con autentici salti come ad esempio i vari cloud, che contribuiscono a riscrivere tutti i vecchi processi sulle tecnologie».
E sulle persone, naturalmente, perché le reti del futuro «faranno molte cose, ma le faranno in modo radicalmente diverso da oggi». Le applicazioni bancarie, per esempio, dovranno essere sempre facili da usare e al tempo stesso garantire una sicurezza delle transazioni elevatissima. Be ha clienti in otto nazioni, tutti big, lavora su Meta di Facebook e Instagram, ma ha una regola fissa che ricorda lo stesso Achermann: «Non andiamo a lavorare a oltre due ore di volo da casa e non andremo certo a Singapore», come stanno facendo molti concorrenti.
L’espansione internazionale di Be porterà a un gruppo che parla undici lingue diverse (italiano, inglese, spagnolo, polacco, ucraino, tedesco, albanese, romeno, francese, ceco e austriaco) e prevede 1.500 nuove assunzioni.
Ci sarà anche un Comitato iInternazionale, composto di personalità con competenze speciali nelle aree dei sistemi di pagamento, dei capital market, della trasformazione digitale e della cyber security. Con la nuova fase che si apre insieme a Engineering, ci sarà un’accelerazione che prevede 120 milioni di investimenti sul mercato europeo. E una maxi-torta da ridisegnare.

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