Tra il Duce e il boss, a Venezia l’Italia nera al centro

(dell’inviata Alessandra Magliaro) Dopo l’ingorgo di star
hollywoodiane a Venezia 81 è il giorno degli italiani, con Iddu
di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza in concorso per il Leone
d’oro e la prima mondiale di M – il figlio del secolo di Joe
Wright, la serie tv dal romanzo bestseller di Antonio Scurati.
    Piove, anzi diluvia, dopo giorni assolati e il red carpet si
sposta all’interno del foyer della Sala Grande in uno spazio
ristretto dove si sistemano i fotografi (una giornata così
meteo-tragica ieri con Lady Gaga sarebbe stata un vero problema
per la sicurezza). Sfilano a distanza di un’ora, una sfida tra
due che si vogliono bene e si rispettano, due tra i nomi più
belli del cinema italiano: c’è Elio Germano, che interpreta il
superboss Matteo Messina Denaro e c’è Luca Marinelli, il Duce
nella serie Sky. Entrambi in panni non facili, sia per la
complessità dei progetti e sia per il parere morale ma che da
grandi attori hanno interpretato, sospendendo il giudizio. Con
Germano c’è anche Toni Servillo, con cui duetta in Iddu, mentre
in M tra gli altri Lorenzo Zurzolo e Maurizio Lombardi. Nel
concorso, ormai alle ultime battute, sono passati anche due film ‘indie’ estremi e spiazzanti: April di Déa Kulumbegashvili,
opera seconda della regista georgiana, e Stranger Eyes di Yeo
Siew Hua, il primo film selezionato da Singapore.
    Liberamente ispirato a fatti accaduti, Iddu arriva in sala
dal 10 ottobre con 01. Fabio Grassadonia e Antonio Piazza sono
due registi resistenti, rigorosi, che dell’indagine, con il loro
stile s’intende, sulla Sicilia hanno fatto il centro della loro
opera. Il loro vissuto è stato una spinta ulteriore per un film,
coproduzione Italia-Francia con Indigo Film con Rai Cinema per
l’Italia e Les Films du Losange per la Francia, che,
incredibilmente, non ha avuto fondi dal ministero della Cultura,
nessun accesso a soldi pubblici. Elio Germano è Iddu, Matteo
Messina Denaro, il superlatitante di mafia arrestato dopo 30
anni a Palermo nel 2023 e morto lo stesso anno pochi mesi dopo.
    Toni Servillo è Catello, un politico ex sindaco di
Castelvetrano, dove il mafioso era nato nel 1962, viscido,
ambiguo, ma disposto a tutto per riguadagnare credibilità,
rimettersi in gioco, accettando così di lavorare per i servizi
segreti, favorendo un carteggio con il figlioccio Iddu per
stanarlo.
    “Mio padre – ha detto Fabio Grassadonia emozionando la platea
dei giornalisti – è stato un imprenditore edile nella Palermo
degli anni ’80, ha avuto i cantieri bruciati e mia sorella sotto
minaccia non usciva di casa. A raccogliere la sua denuncia c’era
un tale Bruno Contrada, poco dopo una bomba distrusse tutta la
casa. A 19 anni la mia compagna di liceo Giovanna Ida
Castelluccio venne uccisa con il marito Nino Agostino, agente
del commissariato San Lorenzo ma che in realtà faceva parte del
pool Falcone e Borsellino”.
    La storia di Iddu respira di questo, di vicende vere, di
collusioni e coperture ed è anche il duetto tra una strana
coppia Catello-Iddu, Servillo-Germano per un film che è in
equilibrio sul grottesco. Elio Germano ha lavorato sugli atti
processuali, sui pizzini, “stando alla larga da ogni
fascinazione di personaggi ma anzi evidenziando le piccolezze,
la loro estrema mediocrità e il tragicamente ridicolo che si
portano dietro. La mafia – ha detto all’ANSA – è fatta di
uomini, certi meccanismi sono dentro di noi e dobbiamo essere
allenati a riconoscere le cose altrimenti i cattivi sono sempre
gli altri. Dobbiamo stare molto attenti ai valori che
trasmettiamo, devono essere quelli del bene comune, della
collettività più che la difesa dei confini, la famiglia, i
privilegi, i profitti a tutti i costi”.
    Il ragionamento sull’attore nei panni di altri e di aderenza
al progetto è lo stesso che fa Luca Marinelli per M – Il figlio
del secolo, dal bestseller di Antonio Scurati sull’ascesa della
guida del fascismo, dal 1919 al 1925 dopo il delitto Matteotti.
    Una serie in otto episodi prodotta da Sky Studios e da Lorenzo
Mieli per The Apartment, in co-produzione con Pathé, Small
Forward Productions, la regia di Joe Wright (Espiazione, L’ora
più buia), in onda nel 2025. “È stato molto doloroso da
antifascista convinto – ha detto all’ANSA Marinelli – perché da
attore quando si affronta un personaggio si sospende il giudizio
ma questa volta sospenderlo mi pesava, era faticoso avvicinarmi
il più possibile a questa persona e al dolore che ha provocato”.
    Joe Wright ha aggiunto: “Il fascismo è un periodo che mi ha
sempre affascinato, anche per le derive a cui assistiamo oggi”.
    Alla premiere di Venezia anche lo scrittore Antonio Scurati: “Lo
spettro del fascismo che si aggira oggi per l’Europa non sono
stato certo io a evocarlo, altri lo hanno fatto. Ho sempre
pensato che il cinema e questa serie Sky siano grande cinema e
anche il naturale prolungamento del mio romanzo documentario. La
mia ricerca sul fascismo è sempre stata nello spirito di una
forma d’arte popolare, ovvero raccontare con uno sguardo nuovo
che arrivasse a tutti, in modo totalmente democratico.
    Quest’opera è una nuova forma mobilitante per far conoscere a
tutti che tipo di seduzione potente era il fascismo e far
provare la giusta ripulsa”.
   

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