domenica, 24 Novembre 2024
Trans: “Uscite gratis di prigione, se ci siete…”
I giocatori di Monopoli ricorderanno la carta degli Imprevisti “Uscite gratis di prigione, se ci siete”: l’hanno pescata in diversi Paesi del mondo i criminali che si dichiarano transgender, anche se sono accusati e condannati per reati quali stupro, violenza, pedofilia o pedopornografia.
Dagli esempi riportati qui di seguito, che abbiamo appreso grazie alla Redazione del sito femminista Women are human, appare evidente un’ inclinazione generale di molti giudici a guardare con estrema benevolenza i sedicenti trans, i quali – obiettivamente – se davvero soffrono di disforia di genere, hanno problemi psicologici non risolti. Se si legge in questa ottica la tragica casistica – che si incrementa giornalmente, si comprende bene il sentimento di pietà che certi soggetti possono suscitare nei giudici, anche se sottovalutarne la pericolosità è e resta un grosso errore.
In realtà, per contemperare gli interessi anzitutto delle vittime potenziali, ma anche degli stessi che – diciamolo chiaramente – hanno bisogno di essere curati, bisognerebbe affrontare questo problema in modo sereno e giusto. Ma ormai non si può più: l’accusa di “voler curare i gay”, l’accusa di “considerare i trans dei malati”, l’accusa – cioè – di “omotransfobia” pesa come un macigno, a livello mediatico e a livello professionale.
Gli esperti che ancora hanno il coraggio di parlare su questi temi sono sempre di meno, perché la dittatura del politicamente corretto, aiutata da leggi come quella proposta da Zan e compagni qui in Italia, distrugge quanto meno la carriera dei malcapitati.
Alcune coraggiose voci fuori dal coro, però, esistono. Se ne può leggere ad esempio sul sito di Walter Heyer, sexchangeregret.com. Il celebre ex trans spiega molto bene che la disforia di genere è sempre la punta di un iceberg fatto di problemi psichici – anche molto seri – non risolti. È un grave errore, un vero atto di “transfobia”, pensare di eliminare la disforia con il cd “cambiamento di sesso”, mentre tutti gli altri problemi restano lì.
Lo dimostra Rachel Smith, a Tyne, in Inghilterra, un maschio di 56 anni che si sente donna, condannato 50 volte per pedofilia e pedopornografia, rilasciato perché ritenuto troppo vulnerabile per la prigione; Joseph Bunton, a Brisbane, in Australia, anch’egli maschio che si sente donna, trovato in possesso di immagini di violenza sessuale su minori in età compresa tra i 5 e i 16 anni, poiché “combatte con se stesso per comprendere la sua identità transgender e la sua identità sessuale”, ha visto in appello cancellata la sentenza di primo grado e ripulita la sua fedina penale.
Alla pietà per il “caso umano” poi si aggiunge l’ideologia, che spesso acceca i magistrati.
Mark Walker è un predatore sessuale del Worcestershire, in Inghilterra. Condannato circa 40 volte, mentre era in prigione per lo stupro di due ragazzine, una delle quali aveva solo quattro anni, ha cominciato a sentirsi donna e a chiamarsi Marcia. Non gli è stato immediatamente concesso l’intervento chirurgico per “affermare il suo genere”, per la qualcosa si è reso colpevole di minacce verso funzionari governativi, tra cui l’allora primo ministro Theresa May. Gli hanno poi confiscato del materiale pedopornografico scatenandogli una reazione molto violenta nei confronti del suo compagno di cella. Dopodiché, poiché era “troppo difficile tenere in custodia qualcuno che ha questi problemi”, il giudice Ray Singh lo ha fatto scarcerare.
Joseph Smith, nello Iowa, in USA, ha abusato di bambini di età compresa tra uno e 13 anni ed è stato imprigionato nel 2015 per molestie a un compagno di studi. Nel 2017, Smith ha iniziato a sentirsi donna e si è fatto chiamare Josie. Nel 2020, visto che i trattamenti ormonali per il cambiamento di sesso avevano ridotto i suoi livelli di testosterone, è stato rilasciato, nonostante il fatto che i periti avessero dichiarato che c’era un’alta probabilità di recidiva.
A Brisbane, in Australia, Jeffrey Terrence Anderson, condannato per lo stupro di un ragazzino di 12 anni e di due bambini di sei anni, ha cominciato a sentirsi Rose e a prendere ormoni femminili che gli hanno “diminuito” la voglia di stuprare i bambini. È stato rilasciato nel 2020, nonostante che le guardie carcerarie avessero trovato un suo scritto di tre pagine in cui descriveva dettagliatamente lo stupro di un bambino di tre anni.
Una banda di adulti transessuali ha massacrato di botte e calci un adolescente a Londra, nel Regno Unito. Accusati di “violenza grave”, poiché pare che la vittima avesse detto a uno del gruppo: «Non sei una donna: hai bisogno di una patatina per essere una donna», il giudice Nigel Seed ha ritenuto colpevole l’adolescente e ha prosciolto gli aggressori.
Chloe Walker, un senza fissa dimora di 28 anni che si sente donna, ha una lunga lista di reati sessuali. Adesca i bambini online. Ha collezionato ben 22 condanne dal 2006, tra cui una per aggressione sessuale di un ragazzo di 13 e di una ragazza di 16 anni. È stato condannato sempre a brevissimi periodi di detenzione.
Il 27enne Gabriel Nahir Fernández, in Argentina, condannato a tre anni e due mesi per lesioni e minacce “di genere”, contro la sua ex moglie, ha cambiato il suo nome in Gabriela e ha chiesto il trasferimento in un carcere femminile dove ha cominciato ad avere rapporti sessuali con le detenute, finché non ha picchiato selvaggiamente una delle sue amanti che era rimasta incinta. Di conseguenza il giudice… lo ha scarcerato sulla parola.
In Florida, Taylor Parker-Dipeppe, membro dell’organizzazione neonazista Atomwaffen Division, che tra l’altro ha minacciato giornalisti neri ed ebrei, è una donna che si sente uomo. Si è dichiarata colpevole di minacce e cyberstalking, ma dato che – a detta del giudice – soffre abbastanza per la sua situazione di trans, gli è stata ridotta la pena.
Altri casi sono ancora sub iudice: gli avvocati hanno presentato istanze ai giudici perché “la prigione è troppo dura” per un transgender di 32 anni che ha abusato sessualmente del figliastro e ha minacciato di spezzargli le braccia e le gambe; per Sean Kavanagh che messo all’aria un bar e ha fratturato il cranio di un amico che cercava di fermarlo; per un uomo di 38 anni che si sente donna, del gruppo di estrema destra Oath Keepers, accusato per l’invasione del Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio scorso.
Per un cinquantenne spagnolo che picchiava la moglie, invece, l’avvocato ha chiesto che non si applichino le aggravanti della “violenza di genere”, perché il suo cliente “è” donna sin dalla nascita, anche se ha genitali maschili.
L’ideologia che chiaramente ha inquinato il giudizio in questi casi è la stessa che porterà alla condanna della scrivente perché certamente un articolo come questo «istiga a commettere […] atti di discriminazione per motivi […] fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere», come reciterà il testo dell’art. 604 bis del codice penale, una volta che fosse modificato a seguito dell’approvazione della pdl Zan.
Qualcuno mi venderà la sua carta degli “Imprevisti”?