«Troppi turisti». Il problema che non ti aspetti

Ci sono troppo turisti. A dirlo sembra strano, soprattutto dopo la pandemia in cui proprio il settore del turismo (e dell’indotto) ha pagato il pesantissimo scotto del lockdown. Ma questa è la posizione degli albergatori di Como e Lecco che da prima della pandemia stanno cercando di affrontare il fenomeno dell’overtourism, cioè il sovraffolamento turistico, al momento senza aver trovato nessun genere di soluzione. Secondo Fabio Dadati, Presidente del consorzio albergatori lecchesi e Presidente di Lariofiere, il dover gestire un’afflusso così intenso di visitatori è «controproducente per il territorio, perché si rischia di non poter offrire dei servizi adeguati all’aspettativa». Questa mancanza, secondo Dadati, si potrebbe tradurre nel mancato ritorno sul territorio dei turisti stranieri a causa dell’esperienza negativa vissuta, tra 5 – 10 anni.

Preoccupazione che hanno molti albergatori locali, ma che inevitabilmente devono anche essere fatte ricadere sulle infrastrutture mancanti che caratterizzano soprattutto il settore della navigazione e la gestione delle strade che portano nei luoghi di lago, tenendo conto della morfologia particolare del territorio. Problematica, questa, che riconosce anche Dadati: «si dovrebbe capire fino a dove implementare e successivamente fare un’analisi per rendersi conto di quanti turisti può accogliere (una determinata località, ndr)».

Ma chi deciderebbe dove fissare il limite massimo?

«La risposta arriverebbe dalla mobilità urbana e dai servizi che un determinato luogo può offrire. Due elementi che però al momento non possono aiutare, non risultano essere valutabili, visto la necessità di dover implementare le infrastrutture locali presenti».

Altro punto, che Dadati ci tiene a sottolineare, è la leva che si vuole usare per attrarre i turisti: «Un conto è lavorare sull’arte, la cultura e il paesaggio e un altro sul divertimento notturno».

«Bisognerebbe dunque capire, oltre al numero massimo di turisti che si può accogliere anche “quale attrattività si presta” a Como e Lecco, ricordando che i luoghi legati al lago portano con sé la storia del romanticismo», sottolinea Dadati. «Due elementi che, di fatto, evidenziano come si voglia in qualche modo “selezionare” il turista e il turismo che si vuole sul proprio territorio. Anche perché se si punta sulla cultura e la storia dietro le varie attrazioni che caratterizzano il lago, si sta di fatto cercando una clientela medio-alta, con una buona capacità economica, in grado di spendere e che apprezza la bellezza. Contrariamente il “divertimento notturno” è l’emblema invece dei giovani o comunque di persone che magari hanno solo voglia di passare una bella serata, o un weekend senza impegno, investendo sul territorio molto probabilmente anche meno denaro. Ma non solo, bisogna “incentivare o meno i tour operator che in giornata portano i turisti? Ci interessa?”, e in caso di risposta negativa si potrebbe pensare “di limitarne l’accesso o mettere un ticket da pagare per l’ingresso», continua il Presidente del consorzio albergatori lecchesi.

Continuando su questa strada, Dadati, sottolinea poi come un altro problema sia rappresentato dalle troppe case vacanza e B&B, che tipicamente caratterizzano il centro storico di Como e Lecco. Secondo il Presidente di Lariofiere «c’è stata una vera e propria esplosione del fenomeno, come in altre località turistiche. Questo ha svuotato il centro storico (dagli abitanti) e ci sono dei comuni che si riempiono in determinati periodi ma che poi fanno fatica a formare le classi delle elementari», visto la scarsa presenza di locali. Secondo Dadati, questo non fa bene alla comunità: «il turismo deve essere un valore aggiunto», ma molto spesso, si dimentica, che le famiglie preferiscono una casa vacanze ad un albergo sia per motivi strettamente economici che per la gestione delle dinamiche del nucleo, soprattutto in presenza di bambini piccoli. Limitarne la presenza farebbe lievitare il prezzo di quelle che ne rimarrebbero. Si tratta di una semplice regola dell’economia: meno offerta e più domanda porta ad un aumento dei prezzi. Ovviamente, Dadati sottolinea come non è lui a poter prendere delle decisioni, ma il problema dell’overtourism, va affrontato capendo il limite dei servizi, fino a dove implementarli e passare la palla, successivamente, alla politica locale per intraprendere azioni concrete.

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