Tumore rene avanzato, con nuova terapia +11 mesi sopravvivenza

Incremento mediano di sopravvivenza
di 11 mesi, riduzione del 42% del rischio di progressione della
malattia o morte, con raddoppio della sopravvivenza libera da
progressione mediana, benefici mantenuti per più di 5 anni.
    Questi i risultati finali dello studio di Fase III CheckMate 9Er
di cabozantinib in associazione a nivolumab rispetto a sunitinib
nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato (aRcc) non
precedentemente trattato, che saranno presentati durante
l’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Symposium
(Asco Gu) in programma dal 13 al 15 febbraio a San Francisco,
California.
    Con un follow-up mediano di 67,6 mesi per la sopravvivenza
globale (Os), sono stati registrati 46,5 mesi di sopravvivenza
per la combinazione contro i 35,5 per sunitinib. La
sopravvivenza libera da progressione mediana è di 16,4 mesi per
la combinazione, contro 8,3. Profilo di sicurezza in linea con
quelli già noti dei singoli farmaci, con eventi avversi
correlati al trattamento verificatisi nel 98% dei pazienti
trattati con la combinazione rispetto al 93% di sunitinib.
    Oltre 400mila nuovi casi di tumore del rene a livello globale
nel 2022, di cui il 90% Rcc. Il 30% riceve la diagnosi in fase
avanzata, e tra questi pazienti il 60% non riceve un trattamento
di seconda linea. Il tasso di sopravvivenza in questi casi il
tasso di sopravvivenza è intorno al 17%. “Nell’ultimo anno sono
state stimate oltre 13mila nuove diagnosi di carcinoma renale in
Italia, un numero ancora molto elevato”, afferma Chiara
marchesi, Chiara Marchesi, Medical & Regulatory Affairs Director
Ipsen Italia. “La combinazione di cabozantinib e nivolumab sta
dimostrando significativi benefici a lungo termine per più di
cinque anni, confermandosi così un trattamento standard che
permette ai pazienti una maggiore sopravvivenza”.
    “Il 60% dei pazienti con aRcc non arriva alla terapia di
seconda linea: questo dato sottolinea l’importanza di assicurare
le cure più efficaci il prima possibile”, dichiara Camillo
Porta, oncologo medico, Università di Bari ‘A. Moro’. “Poter
contare su un’unica chance di trattamento per così tanti
pazienti rende i risultati finali di CheckMate 9Er davvero
rilevanti per la pratica clinica quotidiana. I dati convalidano
ulteriormente la possibilità di ottenere una sopravvivenza a
lungo termine con cabozantinib e nivolumab a questo stato
avanzato della malattia”.
   

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