sabato, 23 Novembre 2024
Tumore seno, ricostruzione senza protesi cenerentola in Italia
Ricostruzione del seno senza protesi
sfruttando i tessuti della paziente stessa, l’Italia resta
indietro rispetto agli altri Paesi, infatti dopo un tumore del
seno se ne avvale appena una donna su 10, anche se la tecnica
offre numerosi vantaggi rispetto alla protesi; sono ancora
pochissimi i centri senologici italiani che la propongono a una
donna trattata per tumore alla mammella, soprattutto perché in
gran parte dei centri e delle Breast Unit manca una figura
specializzata in questo tipo di ricostruzione più naturale,
spiega all’ANSA Benedetto Longo, Associato della Cattedra e
Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva
ed Estetica e del Master in Chirurgia Morfodinamica del Naso e
Ringiovanimento Facciale dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’.
“Nel mese dedicato alla sensibilizzazione sul tumore alla
mammella – sottolinea l’esperto – è importante informare le
donne di questa possibilità che spessissimo non viene proprio
proposta in sede di ricostruzione e che porta circa l’80% delle
donne a ‘optare’ per la protesi”.
La ricostruzione con i propri tessuti, spiega l’esperto, si
può fare essenzialmente in due modi: o con il trapianto di
tessuto adiposo (lipofilling) o prelevando dei tessuti, in
genere dall’addome, e trapiantandoli nella sede dove è stato
rimosso il tumore, con tecniche microchirurgiche. Questo tipo di
ricostruzione è indicato soprattutto in donne dopo radioterapia
e mastectomie molto radicali. “I vantaggi più evidenti sono che
i tessuti autologhi danno alla paziente una ricostruzione
definitiva con un aspetto molto naturale – spiega; i tessuti
autologhi mimano bene la ghiandola mammaria e se la paziente
ingrassa o dimagrisce il seno segue le escursioni del peso come
una mammella normale, un vantaggio tanto più evidente nel caso
di ricostruzione monolaterale poiché si riduce tanto la
differenza con l’altro seno.
Queste tecniche, che consentono una ricostruzione definitiva,
conclude l’esperto, sono praticate in almeno il doppio delle
pazienti negli altri paesi, è importante che anche in Italia si
estenda a più donne questa possibilità, valutando caso per caso
con scelte personalizzate.
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