Tumore seno, solo il 55% delle donne aderisce agli screening

“Nell’ultimo decennio la sopravvivenza delle pazienti a 5 anni dalla diagnosi di tumore al seno è aumentata di circa l’88% grazie a ricerca e diagnosi precoce. Tuttavia, l’adesione media nazionale ai programmi di screening delle Regioni è troppo bassa, il 55,4%: 65,3 al Nord, 54 al Centro, 40,1 in Sud e Isole”. Così Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio nazionale screening, in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati dell’ultimo policy brief di Europa Donna Italia “Diagnosi e Screening: obiettivi e richieste per un concreto diritto alla salute”, che analizza le ragioni della ridotta partecipazione per indirizzare le scelte politiche verso il miglioramento dell’adesione e l’incremento di equità ed efficacia dei programmi di diagnosi.  “La prevenzione è imprescindibile per ridurre i costi della sanità e soprattutto per migliorare la qualità di vita.
    Iniziative come questa sono fondamentali per sensibilizzare l’attenzione e dimostrano anche l’impegno delle istituzioni nel mettere la salute al centro al centro di un dibattito costruttivo”, afferma il presidente della commissione Affari sociali della Camera, Ugo Cappellacci.
    Forte la disparità di programmazione registrata nel nostro Paese rispetto all’estensione della fascia d’età per gli screening 45-70 anni, suggerita dalla comunità scientifica, a fronte dell’attuale range 50-69. “Solo 5 Regioni su 20 oggi offrono lo screening nella fascia di età allargata, e chi ha un aumentato rischio per familiarità di tumore al seno non ha un percorso di prevenzione dedicato”, spiega Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, il cui policy brief delinea in tre punti richieste che riguardano: allargamento della fascia di età in cui viene proposto lo screening mammografico; modalità e strumenti comunicativi più moderni ed efficaci; necessità di identificare in modo puntuale e tempestivo un eventuale rischio eredo-familiare della donna.
    Un’analisi economica di Altems Advisory patrocinata da Europa Donna Italia stima, per l’allargamento della fascia, “un costo complessivo pari a circa 140 milioni di euro, giustificati dall’importanza della diagnosi precoce del carcinoma mammario con un impatto positivo sia sulla salute delle pazienti che sulla sostenibilità economica del nostro Servizio sanitario nazionale”, sottolinea Eugenio Di Brino, co-founder di Altems.

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