Ultras e curve, società da milioni di euro di fatturato l’anno

L’ennesimo fatto di cronaca che lega la criminalità alle tifoserie degli stadi avvenuto a San Siro ha di nuovo riacceso le luci sugli ultras del calcio italiano, la loro forza e soprattutto i loro traffici illeciti che portano a guadagnare fiumi di denaro.
Persone in gran parte pregiudicate (circa un 30% secondo stime di polizia) e che nel caso della partita Inter-Sampdoria hanno obbligato migliaia di tifosi (a suon di minacce) a lasciare la curva dopo avere appreso dell’agguato in cui è rimasto ucciso Vittorio Boiocchi capo degli ultrà interisti freddato da due killer in moto.

Boiocchi, tanto per raccontare il personaggio, non era un stinco di Santo, anzi; aveva scontato 26 anni di carcere per reati di ogni tipo e si vantava di guadagnare con le varie attività fuori e dentro allo stadio «80 mila euro in contanti, al mese». Una carriera criminale comune a molti ultras come Fabrizio Piscitelli capo degli “Irriducibili” detto Diabolik ucciso in strada o a di Gennaro De Tommaso, detto «Genny ‘a carogna» della curva A del Napoli con precedenti gravi e proveniente da una famiglia di camorristi.

Ma nonostante da sempre fatti come quelli di San Siro non siano nuovi alle cronache, continuano a stupire ogni volta, destando clamore mediatico e preoccupazione nell’opinione pubblica.

Il fenomeno della criminalità nelle curve è presente in tutti gli stadi italiani. A Roma ad esempio la situazione non è poi così diversa da Milano. Anzi, è identica in tutto e per tutto.

Il giro è il solito: minacce di comportamenti ed azioni illecite (e dannose per le società con lo stadio a rischio squalifica o chiusura e conseguente perdita dei milioni di incasso) per ottenere il controllo della vendita di migliaia di biglietti per le partite casalinghe e soprattutto per le trasferte. Insomma, il bagarinaggio legalizzato.

I biglietti infatti vengono acquistati al prezzo di costo e poi rivenduti ai tifosi con un immancabile ricarico. Difficile quantificare ma chi in Questura si occupa di questo particolare settore di indagine non fatica a stimare in 100 mila euro gli introiti per una singola trasferta, questo tra biglietto e treno (o aereo). Un pacchetto viaggio tutto compreso organizzato dai capi della curva.

E dato che le trasferte sono 25 l’anno (tra campionato, coppa Italia e competizioni europee) si arriva in fretta ad un mini-fatturato di 2,5 milioni di euro. Il guadagno sui biglietti avviene anche per le gare casalinghe (stiamo parlando di migliaia di tagliandi per altri 25 incontri. Ipotizzare un altro milione di introiti (qui il trasporto non è compreso) non è molto lontano dalla realtà.

Ma il potere e gli interessi economici degli ultras non si fermano a questo; si va oltre, ci si allarga a tutto quello che il mondo dello stadio offre. Ecco quindi la gestione di parte del merchandising (non ufficiale), la percentuale sui parcheggiatori abusivi, gli interessi sui famosi baracchini che offrono cibo e bevande. Non solo. Dentro lo stadio poi si arriva ad offrire anche diversi optional per regalarti una partita la più divertente possibile.

Non manca infatti lo spaccio di sostanze stupefacenti (altri soldi) e persino la prostituzione. Si, avete capito bene. Allo Stadio Olimpico esisterebbe anche un micro giro di attività sessuali a pagamento e che avviene nel segreto dei bagni.

Insomma, attività criminali e soprattutto economiche a tutto tondo che potrebbero anche arrivare a 7-8 milioni di incasso globale l’anno, a conferma di quanto raccontato da Boiocchi, uomo (raccontava lui nelle intercettazioni) da un milione netti in contanti l’anno.

Traffici noti a tutti e per i quali la polizia in passato ha preso provvedimenti incisivi come la separazione delle curve in più settori in modo da rompere il controllo da parte delle organizzazioni che si dividono le curve degli stadi dove tra i tifosi c’erano soggetti con gravi precedenti penali o comunque con storie personali contraddistinte da comportamenti aggressivi e antisociali, pronti a dare luogo a violenze, fuori dello stadio o sugli spalti, contro la tifoseria avversaria o contro le forze dell’ordine oltre che a gesti antisportivi e cori razzisti.

La gravità della situazione descritta suggerisce che ci sono due modi per far finire tutto questo. Il primo è che le società rompano i rapporti con i gruppi ultras ed aprano le curve alle famiglie, come ha fatto la Juventus. La seconda è che la Polizia ritorni a presidiare negli stadi con un impiego di forze maggiore.

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