Un amore da fine del mondo: Songbird e le love story apocalittiche

Affiancare amore e morte è un topos della narrativa da millenni. Il cinema ha sfruttato questo tema più volte e una storia d’amore di fronte all’apocalisse può essere un modo per infondere ottimismo nella peggiore delle situazioni.

Questo è il caso di Songbird, il thriller post-apocalittico prodotto da Michael Bay in arrivo nelle sale mercoledì 30 giugno con Notorious Pictures. La storia d’amore tra i protagonisti Nico (KJ Apa, star di Riverdale) e Sara (Sofia Carson, Descendants), novelli Romeo e Giulietta separati non dalla rivalità delle famiglie ma da una più prosaica porta, serve a toccare corde intime in un film che parla certamente dell’apocalisse portata da una pandemia, ma lo fa evitando i massimi sistemi e concentrandosi su storie piccole e umane. E non poteva essere altrimenti!

Questo perché, come forse saprete, Songbird è stato il primo film a essere girato a Los Angeles dopo lo stop di tutte le lavorazioni dettato dalla pandemia. Le riprese si sono svolte tra luglio e agosto a partire da un’idea concepita dal regista Adam Mason e dal co-sceneggiatore Simon Boyes, nata esplicitamente per poter lavorare nelle condizioni di rigida sicurezza dovute al Covid.

Un film che dunque parla di un ipotetico futuro in cui la pandemia si è evoluta fino a causare uno stato di prolungato lockdown e il tracollo della società così come la conosciamo. In questo scenario si possono muovere liberamente solo gli immuni, che, grazie alla propria immunità naturale al virus, vengono impiegati tendenzialmente come corrieri. Tra questi c’è appunto Nico, che sta cercando di accumulare abbastanza denaro per fuggire da Los Angeles insieme a Sara, la sua fidanzata. Sara è però bloccata in casa con la nonna; quando quest’utltima si ammala, Nico farà di tutto per impedire che le due vengano trascinate in uno dei campi di quarantena da cui nessuno fa più ritorno.

Songbird si muove, come dicevamo, su coordinate molto intime. A parte le scene che coinvolgono KJ Apa, tutte girate in una Los Angeles vuota e spettrale, immobilizzata dalla pandemia vera, il resto è tutto girato su set. Puntare sulla storia d’amore, sulle ragioni personali anziché sulle classiche tematiche da film apocalittico, era in questo caso una necessità.

Eppure il film di Adam Mason è in buonissima compagnia. Perché se il tema che si vuole affrontare, in questo genere, è quello dell’empatia, della capacità umana di trovare il meglio di sé (ma anche, purtroppo, il peggio) nelle situazioni più disperate e di trovare forza nell’aiutare il prossimo, parlare di amore è un modo molto diretto e cinematografico per sintetizzare il tutto in maniera efficace. Songbird butta nel calderone ben tre storie di coppia: non solo quella di Nico e Sara, ma anche un nascente sentimento tra May (Alexandra Daddario) e Dozer (Paul Walter Hauser) e la crisi tra Piper (Demi Moore) e il marito William (Bradley Whitford), che infatti rappresenta il peggio della gamma umana.

Il parallelo tra proteggere la persona amata e proteggere la speranza nel futuro dell’umanità è parecchio forte, ad esempio, in Terminator, dove l’unione romantica e passionale tra Sarah Connor (Linda Hamilton) e Kyle Reese (Michael Biehn) genera proprio il salvatore del genere umano, John Connor. Anche in L’alba dei morti dementi, il protagonista Shaun (Simon Pegg) è motivato dall’amore per l’ex Liz (Kate Ashfield) nel salvare lei, i suoi amici, ma anche la propria famiglia e il proprio migliore amico Ed (Nick Frost). Certo, si potrebbe discutere sul fatto che la VERA storia d’amore al centro di Shaun of the Dead sia quella tra Shaun ed Ed. Sono loro ad avere l’arco narrativo più toccante del film di Edgar Wright, e al loro rapporto è riservata la scena finale, che ci dice come la vera amicizia sia eterna.

Parlando di amore e speranza, come non citare anche la love story tra Wall-E e Eve nel capolavoro della Pixar Wall-E. L’amore tra i due robottini attraversa le classi sociali e gli anni luce, e va contro tutto e tutti e alla fine salverà l’umanità. Ma alla fine sono loro due il cuore del film: senza il loro amore, Wall-E sarebbe molto meno efficace come storia di redenzione e seconde opportunità.

Interessante anche quello che viene fatto in Warm Bodies, film tratto da un romanzo di Isaac Marion e incentrato sulla storia d’amore tra un’umana (Teresa Palmer) e un morto vivente (Nicholas Hoult). Dei Giulietta e Romeo apocalittici che, infatti, si chiamano Julie e R. Qui l’amore diventa metafora del superamento delle barriere culturali e, come nel dramma di Shakespeare, forza riunificatrice.

Si parlava di empatia e questo ci porta ad altri due esempi. Da un lato Cercasi amore per la fine del mondo, in cui Steve Carell e Keira Knightley interpretano due vicini di casa che partono per un viaggio mentre la Terra è minacciata da un asteroide. Il film usa l’amore e l’avvicinamento tra due estranei per parlare di come la vera salvezza non stia in un piano ingegnoso per fermare un asteroide, ma nel trovarsi e stringersi la mano in un momento disperato. Infine, Love and Monsters, approdato negli scorsi mesi su Netflix, affianca amore romantico e amore per la propria famiglia e l’umanità intera, parlando di come badare agli altri sia in grado di renderci migliori.

Come si vede, dunque, la tradizione di storie d’amore apocalittiche è lunga e florida, e Songbird ci si inserisce agevolmente. Forse a distinguerlo dagli esempi citati c’è la maggiore vicinanza ad eventi reali, che abbiamo appena vissuto. Ma questo non fa che accentuare la necessità di uno sguardo di speranza e ottimismo, portato appunto dall’amore. O, come spiega la produttrice Jeanette Volturno:

In mezzo a tutto il caos, il dolore, la tristezza e le difficoltà portati dal virus e dai lockdown, c’è una luce brillante; c’è l’amore e c’è tutto quello che faresti per amore e per quella speranza. La storia risuona con tutto ciò che il nostro mondo sta attraversando in questo momento, e ancora di più con il tema che c’è sempre speranza. E con l’amore, chiunque può vincere.

Leggi su ScreenWEEK.it