Un dialogo immaginario per raccontare Neon Genesis Evangelion a qualcuno che Evangelion non lo ha mai visto…

– Perché stanno tutti parlando di Evangelion, in questi giorni?

Perché dopo un’attesa durata nove anni, è uscito finalmente il capitolo conclusivo della saga Rebuild. In Giappone è già un campione di incassi al cinema mentre qui da noi è stato messo online sulla piattaforma Amazon Prime Video, assieme a tutti i capitoli precedenti.

– Ma scusa, Evangelion non stava su Netflix?

Sì e ci sta ancora. Ma su Netflix trovate La serie televisiva (composta da 26 episodi) e i tre film (di cui i primi due accorpati) Death & Rebirth e The End of Evangelion. Death è, sostanzialmente, un film di montaggio della serie televisiva che la riassume, mentre Rebirth rappresenta l’indispensabile prologo per il capitolo conclusivo della saga, The End of Evangelion. I quattro film ora disponibili su Amazon Prime Video sono un’altra cosa, invece. Si tratta di quattro lungometraggi, sempre concepiti e realizzati da Hideaki Anno, che “ricostruiscono” la storia di Evangelion in una forma nuova. I primi due restano molto vicini alla narrazione originale (ma si tratta comunque di film nuovi, con un nuovo standard qualitativo per quello che riguarda il comparto artistico) mentre gli altri due prendono una strada molto divergente dalla storia originale, diventando a tutti gli effetti una vicenda del tutto alternativa a quella vista la prima volta. Non è quindi un sequel (ma in qualche maniera e scomodando i loop temporali potrebbe esserlo) ma non è esattamente nemmeno un reboot. Stando alle parole di Anno è questo “il vero” Evangelion ma è difficile accettare questa posizione perché la tetralogia di Rebuild acquista un suo pieno senso solamente se messa in relazione con gli elementi della storia originale.

– Ma posso guardare solo questo ultimo film?

Nessuno può impedirtelo ma dubito che ci capirai molto perché, come scritto sopra, è il quarto capitolo di una tetralogia (molto complessa e articolata) e non fa nulla per introdurti alla storia.

– Però posso guardare solo i quattro Rebuild, giusto?

Insomma, non tanto. Sì, volendo puoi farlo ma devi mettere in conto che molte cose non le capirai.
Ora, non capire delle cose guardando Evangelion è del tutto normale, non ti preoccupare, ma guardando solo i Rebuild gli elementi che non ti saranno chiari diventeranno molti di più perché la conoscenza da parte dello spettatore di determinate informazioni della storia (anche importanti), è una cosa che Anno ha dato per scontato nel concepire i film della serie Rebuild. Ti aggiungo pure un altro elemento importante: se hai visto la serie originale, guardando i Rebuild noterai via, via sempre maggiori cambiamenti nella storia che porteranno a una conclusione del tutto diversa, ecco, il perché di questi cambiamenti fa parte del senso non solo della tetralogia di Rebuild ma di tutto quello che la saga di Evangelion vuol significare. Quindi, per una comprensione più piena possibile dell’opera di Anno, il mio consiglio è di vedere tutto dalla sua origine.

Quindi, l’ordine di visione sarebbe…?

I ventisei episodi della serie originale, la seconda parte di Death & Rebirth (Rebirth, quindi), The End of Evangelion e poi i Rebuild: 1.0 You Are (Not) Alone, 2.0 You Can (Not) Advance, 3.0 You Can (Not) Redo, 3.0+1.0 Thrice Upon a Time.

Che fatica… ma ne vale la pena?

Non sono io la persona giusta a cui rivolgere questa domanda perché personalmente ritengo Neon Genesis Evangelion un’opera che ha lo stesso peso culturale e artistico di un 2001: Odissea nello spazio, quindi… sì, per me ne vale la pena.

Dei miei amici mi hanno detto che è molto complicato…

Sì e no.
Cerco di spiegarmi: Neon Genesis Evangelion è un’opera, come si suol dire, stratificata. Significa che ha vari livelli di lettura e che ogni livello rappresenta cose diverse, dice cose diverse e si rivolge anche a persone diverse. Ora, non è detto che uno spettatore debba per forza coglierli tutti questi livelli di lettura o che gli debbano piacere tutti. Puoi guardare Evangelion in maniera più o meno attenta e più o meno approfondita e avrai esperienze diverse a seconda del tuo approccio e anche dei tuoi gusti. Puoi amare una parte dell’opera di Anno e ignorare (intenzionalmente o meno) un’altra parte e, comunque, quando lo avrai finito, Evangelion avrà una forma ben chiara per te.

Quindi, se a me dovessero interessare solo gli scontri con i robottoni giganti?

Ne troverai parecchi, e molto spettacolari. Con tanto di giovane pilota costretto a guidare un robottone gigante contro degli avversari enormi e mostruosi che distruggeranno la città, attaccando uno alla volta…

Come nei cartoni animati degli anni settanta tipo Mazinga Z?!

Esatto. Del resto, è proprio da quelli che Anno è partito, proponendone una visione critica, complessa e moderna.

E se volessi della fantascienza alla Akira o alla Ghost in the Shell?

C’è anche quella e in grandi dosi. Non solo grazie alla grande attenzione riposta nei dettagli meccanici di tutti gli elementi futuristici ma anche nel discorso sul rapporto tra uomo e la macchina. Non tralasciando la complessità della politica e le lotte di potere e l’arrivo dell’apocalisse.

Capisco… e se io fossi invece attratto dal mistero?

Tutta Evangelion è un mistero. E il disvelamento di questo mistero è uno degli elementi cardine della serie.

Tipo Lost?

Volendo, sì, tipo Lost. E proprio come Lost, anche Evangelion crea una sua personale mitologia, complessissima, incredibilmente oscura, piena di simboli, metafore e rimandi che vanno dalla cabala alla religione ebraica, dall’esoterismo alla religione cristiana, passando per la mitologia medievale europea fino ai mandala. Tantissima roba su cui fare mille speculazioni diverse e creare infinite teorie.

E se questa roba non mi interessasse per nulla, invece? Sarei costretto a doverla approfondire per forza?

Nulla affatto. Puoi fare come faccio io: la derubrico a “fuffa misteriosa e confusa con cui Anno cerca di mescolare le carte per non farmi vedere il vero cuore della storia fino a quando non ritiene che sia il momento giusto che io lo veda”. Del resto, per ammissione dello stesso Anno molti degli elementi (specie iconografici) più esoterici di Evangelion sono stati inseriti perché fighi a vedersi, non perché dovessero avere un significato profondo. La verità è che puoi non sapere nulla della Lancia di Longino e amare e capire Evangelion lo stesso. Se invece ti interessano quegli aspetti della storia, avrai un gioco che ti durerà per anni.

Ok, è tutto qui?

A dire il vero, no. C’è ancora molto altro…

Tipo?

Per esempio, il discorso metatestuale che Anno opera sulla sua stessa opera e su cosa significhi realizzarla. La sua battaglia personale con la narrazione e con il pubblico, il suo rapporto con Evangelion e il rapporto di Evangelion con il mondo.

Un poco autoreferenziale, no?

Lo sarebbe se, da quel discorso personale, Anno non estrapolasse poi una serie di discorsi universali che ci riguardano tutti.

Che sarebbero?

Cosa significa essere figlio, cosa comporta essere padre, il nostro rapporto con le persone che ci circondano e la maniera in cui reagiamo ai fatti della vita ma, soprattutto, il modo in cui ci poniamo davanti alla realtà.

Che intendi dire?

Senza spoilerarti nulla della storia, posso dirti che c’è sempre un momento nei vari finali di Evangelion in cui la sua realtà animata si sfalda e lo spettatore può vedere cosa c’è “sotto” l’animazione. I disegni a matita, gli storyboard, gli sketch… e a questo momento è sempre contrapposta almeno una sequenza in cui ci viene mostrata la realtà con delle riprese dal vero. Il mondo reale, con la sua infinita e insondabile quantità di dettagli e profondità.

E che dovrebbe significare…?

Che Neon Genesis Evangelion è un cartone animato (un anime, se vuoi dirla alla giapponese) e non la realtà. La realtà è un’altra cosa, ha una complessità maggiore e richiede uno sforzo maggiore per essere decodificata, interpretata e affrontata.

Quindi il senso ultimo di Evangelion è…?

Di crescere, smettere di guardare Evangelion e di uscire nel mondo reale, per conoscere persone reali e connetterci con loro, anche a rischio di farci male.

In sostanza, mi stai consigliando di guardare Evangelion per imparare a non guardare Evangelion?

Esatto.

Ma di 3.0+1.0 Thrice Upon a Time alla fine non mi dici niente?

In sintesi: è un apice dell’animazione giapponese dal punto di vista artistico e produttivo, con animazioni incredibili, un mecha design spaziale e uno straordinario character design. La colonna sonora è da strapparsi i vestiti (come sempre) e il montaggio stratosferico. Il film riannoda perfettamente la narrazione sviluppata dai capitolo precedente e la porta a una conclusione netta, priva di ambiguità. É anche un’evoluzione radicale del punto di vista di Anno sul mondo e sul suo senso, su cosa significa crescere e vivere e su cosa bisogna fare per riuscirci davvero.
È un’opera meravigliosamente solare e ottimista (aggettivi che non pensavo che avrei mai usato in una discussione su Evangelion) che ha nel suo cuore più intimo e profondo una straordinaria capacità se non curativa, quantomeno lenitiva. In sostanza, 3.0+1.0 Thrice Upon a Time conferma la visione che Hayao Miyazaki aveva di Anno quando era suo assistente, cioè quella di un autore pieno di luce più che di tenebre. È un capitolo conclusivo che fa stare bene con sé stessi e che fa ben sperare per la vita futura di quel genio che va sotto il nome di Hideaki Anno.

Quindi, lo vedo…?

Se hai tempo…

Leggi su ScreenWEEK.it