Un dinamometro misurerà la resilienza sanitaria in caso di crisi

Un dinamometro potrà misurare la
resilienza dei sistemi sanitari in caso di crisi. E’ Resil-Card,
un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del
programma EU4Health. Se ne è parlato in occasione del 45°
congresso della Società Italiana di Cardiologia Interventistica
(Gise) che si chiude oggi a Milano. “Il progetto, partito lo
scorso anno, ci permetterà di comprendere quali sono i punti
deboli dei sistemi sanitari che potrebbero andare in tilt durate
una crisi, qualunque essa sia, e di stilare una serie di
indicazioni utili per ridurre le vulnerabilità e aumentare la
resilienza dell’assistenza e delle cure cardiovascolari”, spiega
Francesco Saia, presidente GISE e cardiologo interventista
all’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna,
Policlinico Sant’Orsola. Il progetto triennale, avviato già da
un anno, si articola in tre fasi. “La prima, conclusa, si è
incentrata sull’analisi della letteratura e su uno screening fra
gli operatori sanitari che ci hanno permesso di individuare le
criticità che hanno impedito l’erogazione regolare delle cure
cardiologiche nel periodo pandemico – spiega Alfredo Marchese,
responsabile cardiologia interventistica dell’Ospedale S.Maria
GVM di Bari -. La seconda, conclusa, ha organizzato focus group
nelle diverse nazioni coinvolte a cui hanno partecipato le
figure che compongono la ‘filiera sanitaria’ e che hanno
stabilito i criteri organizzativi per la realizzazione dello
strumento di resilienza, il cosiddetto ‘dinamometro’ che
prevediamo di aver pronto, almeno in versione preliminare, entro
la primavera 2025”. Ora verrà condotta, come terza e ultima
fase, una sperimentazione che coinvolgerà professionisti e
istituzioni sanitarie dell’Italia e della Catalogna e alla fine
verrà stilato un vero e proprio piano anti-crisi, utilizzando
l’esperienza portata anche da Pierre Carli, direttore del
servizio emergenza-urgenza (SAMU) di Parigi e coordinatore del
piano sanitario delle recenti Olimpiadi di Parigi. “Non possiamo
permettere che la storia si ripeta – conclude Saia -. È
indispensabile garantire che il ‘meccanismo salvavita’ della
rete sanitaria operi senza interruzioni, come un orologio
perpetuo”, conclude. Il team di progetto è composto, per
l’Italia, dalla Società Italiana di Cardiologia interventistica
(GISE), affiancato dall’Unità di ricerca sui servizi e sistemi
sanitari del centro medico Amsterdam UMC (Paesi Bassi), dalla
rete globale di cardiologi interventisti We CARE (Francia) e dal
Servizio sanitario catalano CatSalut (Spagna).
   

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