mercoledì, 5 Febbraio 2025
Un matrimonio mostruoso, mostri e umani uguali sono
(ANSA) – ROMA, 16 GIU – Un matrimonio mostruoso, sequel di
Una famiglia mostruosa, fa capire, ancora una volta, che quando
si tratta di raccontare la realtà i ‘mostri’ non sono poi così
diversi dai cosiddetti normali. Una comicità diretta, semplice, quella del regista Volfango De Biasi, che andrà in sala con
questo film dal 21 giugno con 300 copie distribuite con 01, con
tutti personaggi ‘macchietta’ su cui spicca quello di zio Nanni,
Paolo Calabresi, uno scervellato Frankenstein che essendo
brain-addicted ruba il primo cervello che gli capita per poi
accorgersi che è quello di Isadora Duncan. Il che, tra l’altro, lo rende oggetto del desiderio del suo
esatto opposto, ovvero di Maurizio Mattioli nei soliti panni
dell’uomo tutto di un pezzo, molto macho e pronto al pugno.
Nel film troviamo poi l’inquieta strega Brunilde (Paola
Minaccioni) che, causa menopausa (meglio definita ‘strego
pausa’), sta perdendo lentamente ogni suo potere e Vladimiro
(Massimo Ghini) il marito vampiro anche lui alle prese con il
passare del tempo. Entrambi sono al funerale di Nando, il
suocero di Adalberto (Cristiano Caccamo), apparentemente morto
sotto una colata di cemento armato, ma in realtà fuggito in un
lontano paradiso fiscale. Questa tragedia comunque ha riunito le
due famiglie, quella umana di Luna (Emanuela Rei), figlia di
Nando, e quella mostruosa di suo marito Adalberto.
A sapere la verità su Nando è solo la sua bella moglie Stella
(Ilaria Spada) che, rimasta sola, approfitta della crisi
matrimoniale che intercorre tra consuocero Vladimiro e Brunilde
per trovare un nuovo compagno.
Spiega il regista romano classe 1972: “Intanto sono contento che
il film partecipi a ‘Cinema Revolution’. Già il primo film andò
bene in sala, ma avevamo contro la pandemia, questa volta
dovrebbe essere diverso”.
E ancora De Biasi scherzando:”Questo matrimonio mostruoso
potrebbe essere considerato realistico, un documentario sulla
famiglia italiana, ma una cosa è certa: bisogna smettere di
considerare la commedia un sottoprodotto. Per fare una buona
commedia ci vogliono attori bravissimi e, anche per questo, io
faccio casting serissimi”. (ANSA).