giovedì, 14 Novembre 2024
Un passo verso la mobilità dei taxi volanti: l’Europa definisce che cosa sono i vertiporti
Finalmente qualcosa di concreto dopo anni di roboanti annunci: l’Agenzia per la sicurezza aerea dell’Unione europea (Easa) ha pubblicato la prima guida per la progettazione dei vertiporti, le infrastrutture di terra necessarie per il funzionamento sicuro dei servizi di mobilità aerea urbana, come droni e aerotaxi. E anche se fa sorridere che dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, la Faa americana li faccia semplicemente rientrare in una nuova tipologia di eliporti, da oggi gli operatori del Vecchio Continente hanno almeno delle linee guida da seguire per poter progettare queste infrastrutture, attorno alle quali possono ruotare tanti soldi provenienti dai programmi di finanziamento comunitari. Dunque da oggi le specifiche tecniche di progettazione dei vertiporti nella Ue offrono una guida agli urbanisti e alle istituzioni locali, nonché all’industria, per realizzare punti di decollo e atterraggio creati per ospitare i cosiddetto Vtol (o e-Vtol se elettrico), mezzi che un centinaio di aziende al mondo stanno creando e che in qualche caso sono arrivati allo stato di prototipo.
VTOL trajectories and vertiports – Rotorcraft & VTOL Symposium 2021 youtu.be
“La mobilità aerea urbana è un campo completamente nuovo dell’aviazione e quindi abbiamo un’opportunità unica di sviluppare una serie di requisiti infrastrutturali partendo da zero”, ha affermato Patrick Ky, direttore esecutivo dell’Easa, che spiega: “Con la prima guida al mondo per operazioni di vertiporti sicuri, l’ambizione dell’Easa è quella di fornire un alto standard quando si tratta di progettazione e di scenari operativi. Con questa standardizzazione sosterremo l’industria, che sta già iniziando a intraprendere progetti entusiasmanti in Europa e nel mondo per trasformare in realtà la nuova mobilità aerea urbana. Molti vertiporti saranno costruiti all’interno o vicino alle città e la guida offre soluzioni nuove e innovative ma specifiche per questi ambienti urbani congestionati”.
In pratica, come già avviene per alcune categorie di aeroporti, sopra e intorno a ogni piazzola di decollo e atterraggio dovrà essere istituito uno di spazio (di rispetto) a forma di cono definito come “volume libero da ostacoli”, le cui dimensioni sono però adattate alle capacità operative di ogni nuovo velivolo. A seconda dell’ambiente urbano e delle prestazioni di alcuni eVtol saranno possibili anche traiettorie di arrivo e partenza omnidirezionali, mentre in altri casi queste dovranno rientrare in corridoi definiti per l’avvicinamento e l’allontanamento. Tali percorsi possono tenere facilmente conto delle restrizioni ambientali e del rumore generato, e sono più adatti per un ambiente urbano rispetto alle operazioni convenzionali degli eliporti. La guida è stata sviluppata in collaborazione con le principali società che vogliono costruire vertiporti e con i produttori di mezzi provenienti da tutta la Ue. Il passo successivo sarà un’attività di regolamentazione su vasta scala durante la quale l’Easa svilupperà l’intera gamma dei requisiti normativi a garanzia della sicurezza delle operazioni. Questi includeranno non soltanto specifiche di progettazione dettagliate, ma anche dettami per le autorità atti a supervisionare le operazioni, nonché linee guida organizzative e operative per operatori e piloti. Come sempre ci vorrà tempo e, soprattutto per l’Italia che ha città antiche, sarà importante limitare il consumo di suolo e sfruttare aree idonee recuperandole da utilizzi ormai desueti o del tutto scomparsi.
Ad oggi quindi finalmente esiste una definizione di vertiporto: “Un’area di terra, acqua o struttura utilizzata o destinata a essere utilizzata per l’atterraggio e il decollo verticale di aeromobili o droni.”
La frase è volutamente poco specifica per non limitare la destinazione d’uso al volo commerciale e realizzare appieno il potenziale della “Urban Air Mobility”. In sostanza i vertiporti dovranno essere facilmente accessibili, con buoni servizi di collegamento a strade e sistemi di trasporto pubblico, ma potranno essere realizzati a terra come sul tetto di edifici o su piattaforme galleggianti. Dal punto di vista tecnico gli eVtol potranno essere certificati in due categorie, Basic oppure Enhanced, quest’ultima con standard di sicurezza più elevati, richiesta per i voli nei cieli urbani e urbani affollati, o per il trasporto aereo commerciale di passeggeri. La categoria Basic ha invece obiettivi di sicurezza inferiori che dipendono dal numero di passeggeri trasportati (tre sottoclassi, da 0-1, 2-6 o 7-9) e prevede anche un trasporto privato. Naturalmente ogni categoria di mezzi dovrà essere progettata per essere sicura anche in caso di eventi gravi come un guasto a un motore, condizione per la quale la norma europea prevede che lo eVtol possa continuare il volo ed eseguire l’atterraggio in sicurezza, poiché un atterraggio immediato sulla città potrebbe non essere possibile. I mezzi che opereranno invece in aree non congestionate avranno più opzioni per eseguire un atterraggio d’emergenza controllato e il loro atterraggio potrà avvenire anche all’esterno di un vertiporto ma sempre in modo controllato, analogamente a quanto può fare oggi un elicottero.