Vaccini da bambini abortiti: una riflessione bioetica

Dal punto di vista scientifico non sta a noi spiegare l’opportunità e l’efficacia dei vaccini. Non abbiamo titolo per farlo. Possiamo solo affidarci ai medici che – ci auguriamo – sapranno consigliarci in scienza, coscienza e verità.

Dal punto di vista etico, invece, è stata ben meditata la nostra posizione riguardo i vaccini collegati a bambini abortiti volontariamente. Tutti quelli anti Covid attualmente in circolazione in Italia e nell’UE, e molti di quelli obbligatori per i bambini piccoli, sono stati coltivati o sperimentati su linee cellulari che hanno avuto origine a seguito di un aborto. La cosa è di dominio pubblico e delle linee cellulari in questione, come HEK293 o PER.C6, si trova facilmente la descrizione sui siti delle compagnie farmaceutiche che le gestiscono.

Volendo sintetizzare al massimo gli studi e la riflessione bioetica sulla questione, sulla base anche dei documenti della Pontificia Accademia per la Vita del 2005 e del 2020, possiamo concludere che, se vi è una grave epidemia in atto o il pericolo di una grave epidemia, se il vaccino in questione è efficace in ordine al contenimento dell’epidemia o almeno al fine di evitare un danno grave o significativamente maggiore alla persona ricevente o al prossimo, se il vaccino in questione è sufficientemente sicuro (cioè se il rischio di effetti collaterali è minore rispetto ai rischi derivanti dall’esser contagiati), se non vi è la concreta disponibilità di vaccini alternativi eticamente accettabili oppure di altri mezzi con simili benefici, allora è moralmente accettabile vaccinarsi anche con vaccini non etici.

In mancanza di queste condizioni, il fatto che l’aborto da cui provengono le cellule usate per il vaccino sia avvenuto dieci o quarant’anni fa – di per sé – non attenua il nesso causale che c’è tra l’atto malvagio in sé e il farmaco che se ne ricava. Pensiamoci su: useremmo le linee cellulari risalenti a tessuti prelevati dal dottor Mengele a uno dei prigionieri su cui lui faceva esperimenti?

Il fatto che gli aborti siano avvenuti tanto tempo fa, invece, è usato come una sorta di alibi per non porsi affatto il problema etico. Ci si abitua al male. Si alimenta così, proprio come non vorrebbe la Pontificia Accademia, un sistema che incentiva ulteriori aborti ai fini della ricerca, produzione, sperimentazione o prova di vaccini e non solo. Sarà bene notarlo, infatti: la stessa cosa vale per molti prodotti cosmetici, per alcuni conservanti alimentari e chissà che altro.

Pro Vita & Famiglia ha, quindi, lanciato una petizione e diffuso un comunicato stampa in cui spiega che non si può transigere sul fatto che gli esseri umani non debbono essere usati come mezzo, come oggetto. Chi ancora si ostina a negare la dignità di persona umana al “prodotto del concepimento”, si ostina a ignorare il suo DNA umano, il suo battito cardiaco (già dal 16° giorno dopo il concepimento), la sua capacità di provare dolore.

Se la scienza crea sul mercato la domanda di tessuti fetali (intatti e vitali), non possiamo stupirci se l’offerta si adegua e per fornirli pratica aborti meno sicuri per la madre (perché più sono tardivi, meglio è per i ricercatori) e più dolorosi per il figlio (perché il bambino nel grembo sente dolore: uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell, Tridimensional Visualization and Analysis of Early Human Development, a cura di Morgane Belle et al., ha mostrato che il bambino già nel primo trimestre della gravidanza ha dei nervi piuttosto simili a quelli degli adulti. Alcuni ipotizzano che possa sentire dolore già a 5 settimane. E questi indizi sono tanto stringenti che molti abortisti prima di procedere con l’intervento anestetizzano il piccoletto, se non serve poi alle case farmaceutiche).

Viceversa, per prelevare tessuti e organi vitali e intatti per i ricercatori, l’aborto viene praticato in modo da mantenere il più a lungo possibile vivo quel “prodotto del concepimento”. Non vogliamo qui entrare nei dettagli dei racconti dell’orrore che si possono leggere a proposito. Chi volesse approfondire cerchi on line le testimonianze raccolte tra impiegati ed ex impiegati delle cliniche americane della Planned Parenthood.

Inoltre, sappiamo che esistono numerosi vaccini sviluppati in modo etico, a partire da animali, insetti e piante: per esempio il russo Epivac Corona, il BBIBP-CorV e il New Crown COVID-19 (cinesi), il BBV152, (indiano). Quindi ci sembra più che legittimo sollevare un movimento di opinione pubblica che chieda a gran voce alle aziende farmaceutiche e alle agenzie sanitarie governative, di produrre, approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza.

Chiediamo pertanto che il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente dell’AIFA Giorgio Palù, il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Direttore Esecutivo dell’EMA Emer Cooke rifiutino vaccini e altri prodotti farmaceutici che sfruttano linee cellulari provenienti da feti abortiti nelle fasi di ricerca, sviluppo, test e/o produzione.

info: provitaefamiglia.it

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