Venezia si porta avanti, debutta una sezione per le serie tv

(di Alessandra Magliaro) Il festival di cinema più antico del
mondo, ossia la Mostra del cinema di Venezia, classe 1932,
annusa l’aria che tira, si rinnova e guarda avanti smarcando la
concorrenza. Non è solo la selezione del concorso, con annesso
alto tasso di star, da Lady Gaga a Brad Pitt – nei commenti una
delle edizioni più attese – a fare rumore, ma anche la scelta
apripista di creare una sezione apposita nel Fuori Concorso
dedicata alla lunga serialità. Dentro ci sono Disclaimer di
Alfonso Cuarón con Cate Blanchett, M – il figlio del secolo di
Joe Wright con Luca Marinelli, Families like our di Tomas
Vinterberg, Los Años Nuevos di Rodrigo Sorogoyen e come
proiezione speciale Leopardi di Sergio Rubini con Leonardo
Maltese.
    Ci sono tanti esempi sparsi sia nella storia del Lido che in
quella di altri festival come Cannes, ma sono limitati ad eventi
non organici, qui invece nell’edizione dal 28 agosto al 7
settembre debutta una sezione vera e propria, per ora limitata a
qualche titolo, poi si vedrà, al momento fuori concorso poi
chissà se avrà una sua giuria (è stata introdotta anni fa per i
classici restaurati, dunque tutto è possibile).
    Come anni fa Venezia aprì ai film degli streamer (il caso
Netflix nel lontano 2015 con Beasts of no nation di Cary
Fukunaga in concorso, cui seguì nel 2017 la produzione italiana
Suburra la serie) in quanto “nuovo che avanza, sarebbe
antistorico escluderlo”, come disse il direttore Alberto Barbera
nel duello a distanza con Cannes, ora il Lido fa un passo in
avanti con la sezione serie. C’è da dire inoltre che sempre più
registi di razza sono tentati dalle serie come il premio Oscar
messicano Alfonso Cuaron e che, se anche non si impegnano sulla
tv, non considerano più la durata di un film come un limite
umano per il pubblico tracimando ben oltre le due ore. Dunque se
la durata non è un confine per il cinema e alla nuova abitudine
non si è potuto opporre Barbera, visto che nella confusionaria
trasformazione del cinema c’è anche l’ondivaga durata, da corto
cortissimo a extra large, tanto vale allargarci a dismisura con
una intera stagione di lunga serialità.
    I precedenti a Venezia ci sono, clamorosi e cult come Berlin
Alexanderplatz, correva l’anno 1980 e per intero, 14 episodi, la
Mostra del cinema ospitò l’opera di Rainer Werner Fassbinder tratta dal romanzo del 1929 di Alfred Döblin. E poi ancora
l’ormai classico Heimat di Edgar Reitz che incollò gli
spettatori nel 1984 per 924 minuti, per proseguire con Il
decalogo di Kieslowski che nel 1989 fece conoscere il regista
polacco con lodi persino da sua maestà Stanley Kubrick. Cannes
anche ha esempi come l’evento L’arte della gioia di Valeria
Golino di quest’anno e nel 2003 La Meglio Gioventù di Marco
Tullio Giordana, sei ore di cinema di altissimo livello e di
storia italiana. Ora Venezia che, come sottolinea il suo
direttore artistico, per quanto sia una bolla straniante per
quei giorni non è affatto impermeabile al suo tempo, si lancia
sulla serialità d’autore, trend audiovisivo di questi anni.
    La nuova sezione ospita quattro serie firmate da Alfonso
Cuarón, Rodrigo Sorogoyen, Thomas Vinterberg e Joe Wright (più
una in evento speciale di Sergio Rubini), che secondo i registi
sono film lunghissimi “che nulla hanno da spartire con il
linguaggio e le convenzioni delle serie televisive” e infatti
aspirano anche ad una uscita evento al cinema. “La proposta
integrale di queste quattro serie è sembrata un rischio degno di
essere assunto, volendo perseguire l’impegno del festival di
segnalare, se non anticipare, le tendenze più significative che
si manifestano all’interno dell’universo cinema”, sottolinea
Barbera.
    Ed ecco allora i magnifici 4 + 1 con, tra gli attesi, M. e
Cuaron. Luca Marinelli è Benito Mussolini, il figlio del secolo,
nella serie M. dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati
vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale: una
produzione kolossal – Sky, The Apartment in co-produzione con
Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in
collaborazione con Fremantle, Cinecittà S.p.A. – con il regista
dell’Ora più buia Joe Wright che mette al centro la nascita del
fascismo in Italia e l’ascesa al potere del Duce. Cate Blachett
e Kevin Kline sono le star di Disclaimer – La vita perfetta,
l’incursione di sette ore nella serie tv di Alfonso Cuaron
(premio Oscar per Gravity e Roma), un thriller psicologico di
Apple Tv+ con Blanchett giornalista di successo che diventa suo
malgrado protagonista di un romanzo scandalistico scritto per
vendetta nei suoi confronti. Proiezione speciale nella nuova
sezione di Venezia per la miniserie su Giacomo Leopardi prodotta
da Rai Fiction con IBC Movie che vede Sergio Rubini alla regia e
il giovane talento Leonardo Maltese (lanciato da Amelio nel
Signore delle Formiche) nei panni del poeta di Recanati.
   

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