Venezia: troppi regimi, torna il cinema politico

(ANSA) – ROMA, 16 AGO – Oltre al tema delle donne quello
della politica è il grande leit motiv di Venezia 78 (1-11
settembre). C’è addirittura SAD FILM, un corto di 12 minuti
Fuori Concorso sulla sanguinaria repressione delle proteste
contro il golpe in Myanmar, il cui regista è talmente a rischio
da celarsi dietro uno pseudonimo, Vasili. Il direttore della
Mostra Alberto Barbera nel sottolineare l’annata di grandi
proposte riflette: “pensavamo con la fine del Secolo breve di
aver lasciato alle spalle la barbarie della guerra invece ci
ritroviamo di fronte a tanti troppi conflitti. La libertà, lo
vediamo continuamente – dice all’ANSA – è in pericolo in
moltissimi paesi e anche in Europa, siamo in un’epoca di regimi
liberticidici e chi meglio di un autore di cinema ha la capacità
di cogliere questo momento”. In concorso spiccano ON THE JOB:
THE MISSING 8 di Erik Matti, sul sistema di corruzione dei mezzi
d’informazione nelle Filippine; LEAVE NO TRACES di Jan P.
    Matuszyński sulle torture delle autorità comuniste nella Polonia
del 1983 della protesta di Solidarnosc, mentre parla all’oggi
raccontando i fatti di ieri CAPTAIN VOLKONOGOV ESCAPED di
Natasha Merkulova e Aleksey Chupov sul capitano del servizio di
sicurezza nazionale (NKVD) sullo sfondo delle purghe staliniane
del 1938 in Unione Sovietica. Sempre in Europa, in Ucraina è
ambientato REFLECTION di Valentyn Vasyanovych incentrato sul
chirurgo ucraino Serhiy, catturato dalle forze militari russe
nella zona di conflitto nell’Ucraina orientale, e mentre è in
imprigionato, è esposto a umiliazioni e violenze. Dopo il suo
rilascio cerca di trovare uno scopo nella vita ricostruendo il
suo rapporto con la figlia e l’ex moglie. Nel fuori concorso
TRANCHÉES di Loup Bureau è un documentario di produzione
francese sulla guerra di posizione in Ucraina, mentre REPUBLIC
OF SILENCE di Diana El Jeiroudi promette brividi di verità nel
racconto della regista siriana in esilio in Germania da decenni.
    Ad Orizzonti c’è AMIRA del regista egiziano Mohamed Diab e poi
ancora l’Ucraina in RHINO di Oleg Sentsov. (ANSA).
   

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