Viaggio da Oscar nell’America delle diseguaglianze

Nelle liste stilate dai media Usa sui
film con più chance agli Oscar 2025 una delle costanti è Nickel
boys di RaMell Ross (già in gara agli Academy nel 2018 con il
documentario Hale County This Morning, This Evening), ritorno
all’America tra segregazione e lotta per i diritti civili degli
anni ’60, con richiami forti anche all’oggi.
    Il film dopo il debutto mondiale a Telluride, l’apertura del
New York Film Festival, il passaggio a Londra, apre Alice nella
città alla Festa del Cinema di Roma. L’esordio in sala negli Usa
è stato spostato strategicamente a dicembre mentre in Italia
sarà prossimamente su Prime Video. Coprodotto dalla Plan B di Brad Pitt, il lungometraggio porta
sul grande schermo I ragazzi della Nickel (edito in Italia da
Mondadori) romanzo premio Pulitzer nel 2020 di Colson
Whitehead. Alla base c’è l’ultracentenaria reale storia di
abusi, violenze di ogni genere, decine di omicidi compresi, che
hanno avuto come vittime in gran parte i giovani ragazzi neri
detenuti (molto meno i bianchi) nella scuola/riformatorio Dozier School for boys, aperta nel 1900 e chiusa nel 2011 in
Florida.
    “Il neorealismo italiano, con la sua incredibile capacità
di unire sogno e realtà è stata una delle principali forme
d’ispirazione per me nel film” spiega a Roma il cineasta.
    Ambientato a inizio degli anni ’60, nel pieno delle battaglie
del Movimento per i diritti civili, la storia centra lo sguardo,
all’inizio, sul brillante adolescente afro americano Elwood
(Herisse) cresciuto a Talahassee in Florida dalla generosa e
affettuosa nonna Hattie (Ellis-Taylor). Il suo destino cambia
quando, un errore di valutazione, lo porta a venire rinchiuso
alla Nickel Academy, riformatorio dove, rispetto ai giovani
detenuti bianchi, quelli neri vengono sottoposti a condizioni di
vita terribili. Elwood va avanti grazie all’amicizia fraterna
che forma con il più disilluso e realista e Turner (Wilson).
    “Volevo mostrare – aggiunge il regista – il modo in cui,
ieri come oggi, i progressi che avvengono in una società siano
in realtà molto meno omogenei di quanto si pensi”. Gli Stati
Uniti “sono costruiti sul lavoro di classi sociali che non hanno
controllo sui macrosistemi, sociali ed economici” dice il
cineasta, commentando anche la campagna elettorale tra Harris e
Trump: “A volte chi vive ai livelli meno protetti della
società, vota contro i propri interessi… si può venire
ingannati dai media o l’ideologia”.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Leggi su ansa.it