giovedì, 6 Febbraio 2025
What If…?, E se Thor fosse stato John Belushi?
Abbiamo detto già tante volte, nelle puntate precedenti di questa chiacchierata su What If…? (qui, qui e qui), che l’aspetto più interessante di queste storie Marvel calate in universi paralleli dell’MCU dove le cose sono andate in un altro modo, è che puoi sorprendere lo spettatore facendo quello che ti pare. Il che, nella tradizione dei fumetti di What If…? vuol dire ammazzare personaggi e comprimari in assoluta libertà, tanto sono solo versioni alternative dei personaggi. Non gli eroi e i villain veri. Ed è del resto quello a cui hanno portato le macchinazioni di Killmonger nell’episodio della scorsa settimana: una carneficina di eroi. La settima puntata di What If…?, disponibile da qualche ora su Disney+, cambia però completamente tono. Una commedia. Di più, una commedia volutamente sgangherata. Il titolo, E se… Thor fosse stato figlio unico? è in effetti fuorviante. Un titolo più corretto sarebbe stato “E se Thor fosse stato John ‘Bluto’ Blutarsky?” Lo sentite anche voi, il coro che cresce d’intensità? Toga! Toga! Thor! Toga!
IL DIO DELLE FESTE
La premessa è molto semplice: sotto lo sguardo di quel solito guardone dell’Osservatore, qui incomprensibilmente serio come sempre, invece di infilarsi un paio di occhiali finti di Groucho Marx coi baffi, assistiamo a quello che è successo a un Thor che non è cresciuto con Loki (riportato alla sua famiglia natale da Odino). Il punto è che il Thor dell’MCU è già di suo, ormai da anni, un personaggio comico. Lo zio del Tuono, il Drugo, il compagnone in tour con gli Asgardiani della Galassia. Di genuinamente epico l’eroe Marvel ha ormai poco sul grande schermo, e amen, s’è scelta questa strada, e non è che posso continuare a vita a comprare bamboline voodoo con la faccia di Taika Waititi solo per questo, eh, me ne sono fatto una ragione.
(Anche perché Waititi me lo ritrovo ovunque, ogni due per tre. Sta pure in questo episodio qui).
Per superare in comicità e gag un personaggio che è diventato via via più comico sul grande schermo, perciò, qui si sbraca totalmente. Non ci sono veri e propri toga party, magari, ma party alla Animal House quanti ne vuoi, in tutto il pianeta, con una carrellata di guest star più o meno a sorpresa che copre mezzo MCU (se non avete ancora visto l’episodio, NON leggete i nomi nei titoli degli attori coinvolti nel doppiaggio, nei titoli di testa). Un episodio di What If…? che a tratti sembra diventare una commedia di Landis, appunto, e più avanti perfino un What The…?, gli albi parodia pubblicati dalla Marvel tra gli anni 80 e 90.
E funziona? Diverte? Beh, sì.
LA PORTI UN BALDER A FIRENZE
Mollati gli ormeggi, la storia cerca un po’ di conflitto su cui cucire del dramma nella scazzottata con un certo altro eroe Marvel molto potente e molto impegnato con gli alieni. Perché allo S.H.I.E.L.D. Maria Hill non ha un briciolo della voglia di vivere di Robin Scherbatsky, e men che meno di Robin Sparkles e della sua passione per i centri commerciali. A combattere “i matusa e il governo” è allora il supergiovane, il biondo di Asgard e probabilmente anche un po’ di Luzzi, in un rissone in cui si riesce a citare l’Hercules Disney, Goku contro Vegeta e chissà che diavolo altro. In una gita in Europa che porta Thor a far danni pure in Italia, anche quando vorrebbe rendersi utile, ecco.
E nonostante il tono compagnone dell’episodio fosse evidente sin dai primi scampoli di trailer che lo riguardavano, non mi aspettavo Bluto Thor, e beh, alla fine mi sono divertito. Resta da capire, come sempre, se quel finale aperto porterà altro: perché è di suo uno spunto interessante e lo meriterebbe, ecco.
Ah, la bambolina voodo di Waititi l’avevo comprata sin dalla faccenda del Surtur di Thor: Ragnarok, è vero. Fisse da vecchio lettore di fumetti, non fate caso: è l’anzianità. “E qui il demone del fuoco fa le figure da pistola con la Statua della Libertà e non ti lamenti? Ti sta bene? Non lo trovi ipocrita?” No. Sinceramente no.
Se la butti sul ridere, puoi solo andare avanti, no? Figurati in un mondo parallelo che chissà se lo rivedremo più. Tiri avanti, e ridi, se ti riesce. Come diceva il mio professore di storia, “È forse finita quando i tedeschi hanno bombardato Pearl Harbour?”.
Solo non sono più così sicuro che fosse il mio professore di storia.